Sulla carta risultava praticamente cieca, tanto da avere i
documenti in regola per percepire l'indennità da
ipovedente e per ottenere uno sconto sull'orario di lavoro. Peccato che, quando abbandonava la postazione da centralinista
nella Asl Roma H, Giovanna Gentili salisse a bordo della sua
minicar, sfrecciasse per la città e andasse anche a fare la
spesa al supermercato, guardando da un lato e dall'altro della
strada prima di attraversare. Tutto questo, senza tentennamenti e,
soprattutto, senza la minima assistenza. Per i magistrati
contabili, la donna, per 6 anni, avrebbe «simulato un grave
deficit visivo in realtà inesistente». Ora
dovrà restituire tutti i soldi ottenuti mentendo. I giudici
della sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Lazio hanno
infatti condannato la dipendente infedele a risarcire la Asl che ha
sede ad Albano Laziale, restituendo 5.944 euro indebitamente
intascati, più interessi e spese processuali. Si legge nella
sentenza scritta dal collegio presieduto da Ivan De Musso.
Ultimo aggiornamento: 10:04
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