Olimpiadi a Roma, pressing dei fedelissimi: Raggi senta le altre undici città

Lunedì 19 Settembre 2016 di Simone Canettieri
Olimpiadi a Roma, pressing dei fedelissimi: Raggi senta le altre undici città
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Un «no» vincolato al parere delle altre 11 città italiane coinvolte nella candidatura olimpica. Che quindi diventerebbe un «sì» a cui anche Roma dovrebbe sottostare. La strategia, molto machiavellica, sta girando in queste ore in Campidoglio. E' il vicesindaco Daniele Frongia a portarla avanti con tutti i rischi del caso. Il ragionamento è stato condiviso con Virginia Raggi. Anche se la sindaca grillina continua a trovarsi in mezzo a due fuochi: da una parte le pressioni per il sì a Roma 2024 (il fronte dei favorevoli ha fatto breccia anche in giunta), dall'altra il diktat di Beppe Grillo. Il «no» ai Giochi fa parte della tregua siglata da «Virginia» con il fondatore del M5S. Uno strappo sarebbe esiziale per l'inquilina del Campidoglio.

Ecco perché i margini di manovra sono ridotti al minimo. E quindi mandare avanti le altre città che potrebbero ospitare le gare di calcio delle olimpiadi avrebbe un senso. Soprattutto dal punto di vista politico. Le altre città coinvolte hanno giunte di sinistra (Cagliari e Napoli), civiche (Palermo), di destra (Verona) e grilline (Torino). La sindaca insomma non sarebbe accusata di aver fatto un accordo sotterraneo con i colleghi del Pd (Milano, Firenze, Bologna, Bari) ma istituzionale.

I TEMPI
Comunque vada il Campidoglio vuole chiudere in un modo o nell'altro il dossier olimpiadi questa settimana. E prima di partire in massa per la festa di Palermo Italia a 5 Stelle. La conferenza stampa si terrà dunque prima di venerdì. Per dire no? «Per illustrare la nostra posizione», filtra dal Comune. Anche ieri la sindaca è stata vaga o almeno poco netta: «C'è una cosa che si chiama tregua olimpica durante le olimpiadi e le paralimpiadi che per me hanno la stessa dignità, abbiamo concluso adesso questo periodo, credo che in settimana darò l'annuncio sulla nostra decisione sulla candidatura di Roma ai Giochi Olimpici». Alla domanda da che cosa dipenda la risposta, se dalle indicazioni di Beppe Grillo, Raggi ha replicato: «No, guardate, dipende da quello che riusciamo a proporre adesso».

Il «timing» è incalzante. Prima di esporsi pubblicamente la Raggi dovrebbe incontrare il presidente del Coni Giovanni Malagò e l'omologo del comitato promotore Luca Cordero di Montezemolo per annunciare loro la posizione del Comune.

I TEMPI
Da oggi - ieri sono terminate le paralimpiadi di Rio - tutti i giorni possono essere quelli giusti. Frongia, titolare allo Sport, continua ad avere contatti costanti con il mondo Coni e con le federazioni. E alla fine la richiesta, anzi la raccomandazione, è sempre la stessa: «Non buttate questa occasione».

L'ITER
Dietro al «no» poi c'è anche un problema tecnico-amministrativo. Come annullare la precedente mozione del sì passata in consiglio comunale all'epoca di Marino? In queste ore è stato chiesto un parere all'avvocatura per non passare comunque dall'Aula Giulio Cesare e arrivare a un responso entro il 7 ottobre attraverso una decisione della giunta. E qui c'è un altro tema: diversi assessori in privato si sarebbero sfogati sui rischi del «no» e di un possibile danno erariale nei loro confronti se in futuro la Corte dei Conti dovesse intervenire.
Ma il percorso è accidentato, perché da quest'altra parte della barricata c'è il diktat di Grillo e dei vertici, seppur scombussolati, pentastellati. Linea ribadita - proprio per sminare questo patto con i sindaci che gira in Campidoglio e un possibile asse con Chiara Appendino a Torino - da Luigi Di Maio. «Io penso che in questo momento sia il Sud, sia il Centro sia il Nord hanno ben altre priorità che fare le olimpiadi». E' la settimana della verità. E per la Raggi andare alla festa di Palermo senza allinearsi al movimento sarebbe a dir poco complicato: perdere i Cinque cerchi o le Cinque stelle del simbolo? Il problema è solo questo.

 
Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 09:51

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