Università venete, tagli per 9 milioni I rettori: «Penalizzate le eccellenze»

Domenica 17 Settembre 2017 di Raffaella Ianuale
La festa dei laureati
VENEZIA - Se siete tanto bravi vediamo se ce la fate anche con poche risorse. Suona così la ripartizione dei fondi agli atenei veneti. Università di eccellenza che si sono viste decurtare dal Miur i finanziamenti pubblici a vantaggio di atenei che quanto a prestigio ed efficienza annaspano. Scelte che hanno fatto infuriare il governato del Veneto e amareggiato i rettori. Perché il rischio è che al di sotto di una certa soglia di fondi anche l'eccellenza possa declassare nella mediocrità.

La portata dei tagli è comunque nei numeri: l'Università di Padova perde oltre 5 milioni, a Venezia Ca' Foscari ha subito una decurtazione di un milione e 360mila euro e quasi 519mila euro lo Iuav, infine Verona si congeda da un milione e 752mila euro. Certo non sono gli unici atenei a ritrovarsi alleggeriti. Non se la passa bene nemmeno l'università di Bologna che si è vista togliere quasi 9 milioni di finanziamenti pubblici e quella di Parma che ha perso oltre 2 milioni. Ma per tante sofferenze ci sono pure università alle quali le cose non sono andate poi così male.

A Bari l'università ha avuto 2 milioni in più di fondi e sempre qui un altro milione e 170mila euro è andato al Politecnico. Napoli II ha acquisito 3 milioni e mezzo, quasi 1 milione e 200mila euro di incremento anche per l'ateneo di Catanzaro, mentre a Chieti e Pescara sono arrivati un milione e mezzo di euro in più.
La reazione politica ed accademica non si è fatta attendere. «Abbiamo alcuni fra gli atenei più prestigiosi a livello internazionale, sempre ai vertici delle classifiche nazionali, e il governo cosa fa? - si chiede il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia - invece di premiare queste eccellenze, le mortifica e dà più soldi a chi galleggia a metà o a fondo classifica: con la scusa che stanno migliorando, elargisce più fondi a una pletora di atenei del Centro-Sud. Ma quel che è più odioso è che il taglio avviene proprio nella quota premiale». Il modello di finanziamento include infatti una quota base, una premiale e infine una di perequazione. Ed è proprio la premiale, che valuta la qualità delle ricerca e del reclutamento, che è stata falciata.

Forte delusione per la ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario 2017 anche dal Cda dell'Università di Padova: «Stupisce che impegno e successo nella ricerca scientifica, nel reclutamento dei giovani, nelle politiche di internazionalizzazione, nella tutela della qualità didattica e del diritto allo studio siano accompagnati da un'importante riduzione del finanziamento alla nostra Università afferma il rettore Rosario Rizzuto non è un bel segnale per una comunità accademica che ha profuso su questi temi il massimo impegno, ottenendo risultati riconosciuti di grandissimo valore». Sulla stessa linea anche il rettore di Ca' Foscari, Michele Bugliesi che va oltre e propone «un accordo di programma con gli atenei in difficoltà, stanziando un fondo a parte che risolva il problema». Penalizzare i bravi per aiutare chi è in difficoltà rischia di diventare «assistenzialismo» per il rettore dello Iuav, Alberto Ferlenga: «Con il cambio degli indicatori le università del Sud Italia hanno un 40 per cento di vantaggio rispetto a quelle del nord. Il rischio è che si torni a una specie di assistenzialismo che tende a disincentivare il miglioramento».
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Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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