MONDO OVALE di

Il Calvisano sorpassa e può sempre più dire "La storia siamo noi"

Mercoledì 31 Maggio 2017
Qualcuno dei superati storcerà il naso, qualcuno degli insidiati inizierà a preoccuparsi, ma dopo la vittoria dell’ultimo campionato di Eccellenza anche Calvisano può dire a pieno titolo “La storia siamo noi”. Del rugby. E non solo perché dal 2005, anno del suo primo scudetto, vanta il primato di cittadina più piccola (8491 abitanti) ad avere conquistato il tricolore.

Con la vittoria 43-29 in finale su Rovigo (terza su quattro consecutive) Calvisano ha vinto il sesto scudetto superando nell’albo d’oro Fiamme Oro, L’Aquila e Roma a quota cinque. Due piazze storiche in declino e una ritornata ai massimi livelli da qualche tempo intorno a una caserma. Fa riflettere vedere che il rugby italiano è passato in 87 anni di campionato (non 86 come ha scritto la Federazione tutta la settimana di vigilia della finale) da sport delle metropoli (quando gli scudetti li vinceva Roma), a sport delle città (quando li vincevano L’Aquila e le Fiamme espressione di Padova), a sport di paese. Ma questa è la storia e Calvisano la sta scrivendo in modo impeccabile dal proprio punto di vista: sportivo, di identità culturale, politico.

Con i suoi soli (ma cominciano a diventare anch’essi tanti) 47 anni di vita, Calvisano ha inanellando 12 finali nelle ultime 17 stagioni e conseguenti 6 scudetti (50% di vittorie). Ha sorpassato il trio a quota 5, ora lancia l’assalto al palmares di altre due nobili: Rovigo e Petrarca a quota 12. Sembrano lontane, ma con l’attuale modello di rugby italiano da Strapaese (usando un termine letterario) e il suo sistema di potere (Calvisano e Fir un corpo e un’anima) mi sento di fare una scommessa. Nel giro di dieci anni, forse meno, il club fondato da Alfredo Gavazzi sorpasserà anche la coppia protagonista del derby d’Italia. A meno che Rovigo, Padova (e non solo loro) non si sveglino. (Ivan Malfatto) Ultimo aggiornamento: 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA