Draghi: «La crisi dell'eurozona è alle spalle. Ripresa solida e sempre più ampia»

Giovedì 18 Maggio 2017
Draghi: «La crisi dell'eurozona è alle spalle. Ripresa solida e sempre più ampia»
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«La crisi è ora alle nostre spalle». Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi a Tel Aviv: «La ripresa dell'Eurozona è solida e sempre più ampia fra i Paesi e settori» economici.

«Ora la maggioranza silenziosa ha ritrovato la sua voce, il suo orgoglio e la fiducia in se stessa», ha continuato il presidente della Bce in un implicito riferimento agli esiti delle elezioni politiche in Europa: a dispetto del favore della maggioranza dei cittadini per l'Europa, in passato «spesso si sentiva solo una opposizione rumorosa». Draghi, a Tel Aviv per un dottorato honoris causa, ha aggiunto che «solo mettendo insieme sovranità» l'Europa può vincere le grandi sfide: economia, sicurezza, migrazioni, difesa.

«Ciò di cui abbiamo bisogno in Europa,per garantire la crescita economica e il maggior benessere durino nel tempo, sono le riforme strutturali e una nuova comprensione degli obiettivi dell'Unione Europea», ha proseguito Draghi, aggiungendo che «bisogna fare nuovi passi in avanti» nella costruzione europea. L'architettura istituzionale dell'Unione economica e monetaria «resta incompleta sotto diversi punti di vista. La crisi ha reso visibili i punti deboli strutturali nella nostra costruzione e ci ha costretto ad affrontarli. L'opera di manutenzione è cominciata con la creazione dell'Unione bancaria». Ma il lavoro «è tutt'altro che finito e le sfide che dobbiamo affrontare vanno al di là della Uem. Riguardano la sicurezza, le migrazioni, la difesa e, in generale, tutti quei problemi che possono essere affrontati soltanto mettendo in comune sovranità. E tutte queste sfide sono diventate più difficili rispetto al passato». 

Lo scoppio della crisi finanziaria globale nel 2008, ha ricordato Draghi, e la conseguente crisi del debito sovrano in Europa «ha portato a una profonda recessione in tutto il mondo, a un netto aumento della disoccupazione, rendendo chiara l'incompletezza di alcune parti dell'architettura istituzionale della Ue», tutte cose che rappresentano «un terreno fertile per dare voce a una retorica populista e nazionalistica». Ma quel periodo di crisi «è servito anche a migliorare la comprensione delle forze economiche e politiche e a tradurre questa nuova conoscenza in azione. La crisi, quindi, ha portato a una sorta di distruzione creativa con la rivisitazione critica di paradigmi riconosciuti, con l'identificazione di prassi errate che sono state rimpiazzate da altre più solide e con nuove ricerche che hanno affrontato aspetti della nostra società prima trascurati». Questo «rinnovato sforzo ha allo stesso tempo reso più profonda la nostra comprensione dell'economia e ha dato vita alla nostra risposta di politica». 




 

Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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