La svolta politica di Grillo va misurata all'interno del M5s

Martedì 10 Gennaio 2017
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Caro direttore
richiesta di Tribunali per giudicare i contenuti dei giornali, inversione di rotta sul rapporto avviso di garanzia-dimissioni dei politici, irrigidimento sulla questione rimpatri degli immigrati, da ultimo l'abbandono dei nazionalisti dell'Ukip di Nigel Farage, per approdare ai liberaldemocratici dell'ALDE, i più europeisti a Strasburgo. Un vero e proprio inizio d'anno allo champagne per Beppe Grillo. Relativamente all'ultimo colpo di scena, dobbiamo pensare che le tradizionali posizioni del Movimento 5S contro l'attuale assetto economico finanziario dell'Ue, contro l'euro-burocrazia, e contro la moneta unica, siano ormai superate? O è solo il frutto di un mero calcolo per acquisire un maggior peso in Europa, anche in vista delle prossime elezioni politiche italiane?


Umberto Baldo
Abano Terme (Pd)

Caro lettore,
credo che la vera novità sia un'altra: Beppe Grillo ha deciso che il ruolo di garante del Movimento 5 Stelle gli stava stretto e, con un occhio alle prossime elezioni e un altro alle difficoltà interne di M5S, ha scelto di indossare i panni del leader a tutto tondo e di fare politica, cioè di ridisegnare la strategia e le parole d'ordine del movimento, mettendo in secondo piano i vari colonnelli da Di Maio a Di Battista. Le modalità con cui tutto ciò avviene rispecchiano la particolare natura di Cinque stelle: un partito del tutto sui generis, in cui il leader è molto più che un segretario, ma un vero dominus con il potere di cambiare, senza discussioni o confronti interni, la linea politica del movimento, sottoponendola poi da un giorno con l'altro, alla prova della rete, cioè alle votazioni online degli iscritti accreditati. Grillo però sottovaluta il fatto che un conto è arringare le folle o gestire le dinamiche del suo Movimento, altro è muoversi sullo scacchiere della politica. E ieri ne ha avuto la prova: il referendum interno sul passaggio nel parlamento europeo ai liberali è stato vanificato dalla decisione dei liberali stessi di rifiutare l'alleanza con M5S. Uno smacco per Grillo. Resta il fatto che la svolta politica dell'ex comico è un fatto importante. E andrà misurata sui contraccolpi che avrà all'interno del movimento e sull'efficacia, tutta da valutare, delle mosse del leader. 
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