​Immigrazione, populismi e sfida epocale per l'Italia

Sabato 31 Dicembre 2016
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Egregio direttore,
Grillo, nella sua azione di avvicinamento a Salvini, parla ossessivamente della necessità di rimpatrio degli immigrati irregolari. Ma non chiarisce in che modo. Grillo, se non volesse agire solo da populista, dovrebbe convenire che la linea più concreta da seguire non può che essere quella di insistere molto fermamente con l'Europa perché venga rispettato l'impegno assunto di ridistribuzione per quote nei vari Paesi degli immigrati e per la doverosa revisione del trattato di Dublino.


Luciano Tempestini


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Caro lettore,
non credo ci sia da sorprendersi: Beppe Grillo persegue nella sua strategia di raccogliere il malcontento e lo fa con la disinvolta efficacia che gli è abituale. Su questo, come su altri problemi, il leader pentastellato non suggerisce soluzioni, emana suggestioni. Efficaci nel calamitare il consenso, spesso del tutto inadeguate quando si tratta di trasformarle in pratica di governo (il caso Roma insegna). Ma la spregiudicata e insistente attenzione di Grillo per questo tema ci conferma un dato: l'immigrazione e la sua gestione sarà uno dei temi chiave della prossima stagione politica e anche di quelle a venire. Condizionerà elezioni ed agenda di governo assai più di altre emergenze. Una partita cruciale in cui il rapporto con l'Europa è certamente fondamentale. Ma all'Europa non basta chiedere. Occorre, dopo tutti gli sforzi fatti, pretendere ed essere pronti ad assumersi l'onere di scelte forti di rottura se la risposte non arrivano in modo chiaro e rapido.

All'Europa, però, occorre anche proporre un progetto che faccia chiarezza su chi può e deve essere accolto e chi no. E su quali sono i percorsi per integrare chi arriva nei nostri Paesi e vi resta. I fenomeni migratori sono inevitabili, ma è altrettanto vero che non possiamo aprire le porte a chiunque al di fuori di qualsiasi programmazione e regola. In gioco non ci sono solo i principi, ma l'integrità delle nostre comunità, il loro presente e il loro futuro. Finora l'Italia ha accolto centinaia di migliaia di disperati. Ma non si è dotata di una vera politica dell'accoglienza che vada oltre la sistemazione fisica immediata di coloro che arrivano da ognidove nel nostro Paese. E il rapporto con l'Europa è stato assai altalenante, molto infruttuoso e troppo spesso condizionato dalle contingenze elettorali. Non basta rivedere il trattato di Dublino (cosa assolutamente necessaria), occorre rivedere a fondo il nostro atteggiamento e dotarci di una strategia di ampio respiro. Perché l'immigrazione non è un'emergenza, ma una delle sfide epocali dei prossimi anni.

Intanto, buon e felice 2017 a tutti.
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