Da Google Glass a iWatch:
ecco la tecnologia da indossare

Sabato 6 Luglio 2013 di Federico Rocchi
Google Glass
Indossati come Google Glass o Apple iWatch, o incorporati definitivamente come nell'immaginario cyborg, questi oggetti aumentano le capacit umane estendendo i sensi, i cinque naturali e quelli antropologicamente costruiti, come il senso del tempo ad esempio. Con lo sguardo stupito di bambino i Google Glass sono strani “occhiali” con lenti che si possono staccare, quello che conta è la piccola scatolina con cpu, interfacce radiotelefoniche e periferiche di input e output cioè microfono, camera e trackpad, auricolare e schermo. Si indossano e si dimenticano fino a quando inclinando velocemente la testa e pronunciando la parola d'ordine “ok Glass” si chiede un'azione fra quelle disponibili: take a picture, take a video e call sono le più note ma solo necessarie alle più intriganti, legate alla smart-vita che richiede una mano a tenere uno schermo da guardare con gli occhi, tutti e due. Con Glass il dispositivo sparisce e si può chiedere (a voce e grazie alla telematica cellulare) al vero deus ex machina, il motore di ricerca Google. Con Glass (ovvero con potenza di calcolo e dati di Google) si può camminare in una città sconosciuta senza perdersi ma anche farsi tradurre in tempo reale una frase straniera. Tutto è indossato e quindi incorporato.



SPAZI DI MERCATO



Siamo abituati ad indossare oggetti. Diamo per scontato che un orologio serva a misurare il tempo quindi gli conferiamo un ulteriore valore oltre quello d'uso, il valore di rappresentazione di noi stessi, di appartenenza ad un gruppo. Il probabile iWatch, smart-orologio di Apple, non può essere soltanto uno smartphone miniaturizzato. L'oggetto da polso "orologio" è per un uomo l'unico gioiello socialmente riconosciuto, la cui scelta dipende certamente molto più da valori diversi da quelli tecnologici come tutti i marchi tradizionalmente orologiai sanno bene. Lo scarso successo dello SmartWatch Sony, 99 euro per un microsmartphone da polso collegato ad un secondo dispositivo Android da portarsi appresso, dimostrano che Apple deve lavorare molto per rispondere al 64% di statunitensi con alto reddito che secondo Opinion Research si sono dichiarati poco interessati alla tecnologia "da indossare".



STATUS SYMBOL



La correlazione negativa fra status o reddito e interesse si spiega facilmente pensando al valore comunicazionale assegnato ai vestiti che indossiamo o alle auto che guidiamo. Essi parlano di noi da molto tempo. Anche un telefono fa status, generalmente in funzione del prezzo, ma non ha sostituito nulla di esistente. Per scalzare dal polso un bell'orologio, invece, servirà qualcosa di davvero speciale ed è probabilmente il motivo per cui Apple ha incorporato come vice presidente dei progetti speciali Paul Deneve, ex AD di Yves Saint Laurent.

Tecnologia e paura del nuovo, infine, vanno di pari passo per definizione. Le possibilità di estendere le potenzialità umane di visione e memorizzazione con foto e video realizzati da dispositivi indossati e incorporati non ci spaventano più di tanto, anche affacciati alla finestra del cortile si vedono, memorizzano, elaborano e ritrasmettono informazioni che intaccano privacy altrui. Un possibile timore riguarda le modifiche di nostri comportamenti in funzione dei dispositivi che si indossano, come la necessità di inclinare velocemente la testa per "caricare" i Google Glass. I più critici potranno scrivere che sono loro ad indossare noi.

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