IL TICKET COSTA TROPPO, SEMPRE PIÙ
ITALIANI SI RIVOLGONO ALLA SANITÀ PRIVATA

Mercoledì 20 Marzo 2013 di Antonio Caperna
IL TICKET COSTA TROPPO, SEMPRE PIÙ ITALIANI SI RIVOLGONO ALLA SANITÀ PRIVATA
ROMA -La sanit italiana al paradosso. Da un lato crescono i tributi locali delle Regioni, per evitare di sforare i conti della sanità e scongiurare non solo deficit ma anche stringenti piani di rientro, dall’altro il cittadino deve ‘compartecipare alla spesa’, sostenendo un aumento del 40% del costo del ticket. Ma non basta: più di un Italiano su due si rivolge direttamente al privato per visite ed esami, dato che tra ticket, superticket e lunghe file d’attesa, alla fine può anche risparmiare qualcosa. Insomma, da una parte si spende e molto, ma dall’altra non si hanno i servizi e bisogna tirar fuori altri soldi. E i cittadini cominciano a mostrare sempre maggiori segni di insofferenza per questi interventi di razionalizzazione di spesa che, di fatto, si traducono in un salasso per i contribuenti: cresce il numero di coloro che sceglie di rivolgersi alle strutture private e ormai il rischio che «alla riduzione degli input faccia seguito la riduzione degli output» ormai è sempre più concreto.

Lo dicono gli economisti di Cergas Bocconi, autori del ‘Rapporto Oasi 2012’, che segnalano un sistema socio-sanitario sempre più in difficoltà c’è anche il ‘welfare faida te’ sempre più in espansione, con il numero di badanti che superano di gran lunga i dipendenti di Asl e ospedali, attestandosi a circa 774mila contro 646mila.

Come se non bastasse, oltre alla cosiddetta spesa 'out of poket', i cittadini contribuiscono a pagare la sanità, che dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità generale, con il moltiplicarsi di tasse, tributi e balzelli locali (dall'aumento delle aliquote Irpef al bollo auto) utilizzati dalle Regioni per evitare di sforare i bilanci e ritrovarsi con i conti in rosso. Tra il 2011 e il 2012, secondo dati del ministero della Salute e dell'osservatorio Uil sulle politiche sociali, elaborati dalla Fiaso, le Regioni hanno raccolto in questo modo quasi 5 miliardi, senza i quali già nel 2011 ben 16 Regioni avrebbero tinto di rosso i propri bilanci sanitari. I dati del quarto trimestre, ultimi disponibili, evidenziano che, prima di chiedere nuovi sacrifici fiscali ai contribuenti, hanno chiuso il bilancio con leggeri attivi solo Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo. Tutte le altre sarebbero andate in rosso.

Il disavanzo maggiore lo avrebbe toccato la regione Lazio con 815 milioni di deficit, seguito dalla Sardegna con 283 milioni e il Piemonte con 260. Solo il Lazio ha fatto ricorso alla leva fiscale per 792 milioni. Nel Centro-Sud ormai la maggioranza dei cittadini boccia i servizi offerti dal Ssn (53,5% al Centro e 62,2% al Sud contro una media Italia del 43,9%), mentre in generale un cittadino su tre (il 31,7%) giudica peggiorati i servizi della propria Regione. .
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