Panto da "Colpo Grosso" alla crisi: buco
da 20 milioni e licenziamenti vicini

Domenica 16 Settembre 2012 di Mattia Zanardo
manifestazione sindacale davanti alla Panto (Photo Journalist)
TREVISO - Il salvataggio della Panto passa per la "Panto 2.0": una societ ex novo, creata sulle ceneri di quella attuale, soffocata dai conti in rosso e dalla crisi dell'edilizia, a cui i serramenti prodotti a San Biagio di Callalta, una quindicina di chilometri da Treviso, sono legati a stretto filo.



L'operazione "stile Alitalia" è l'ultima tattica per frenare il lento declino di un'azienda fino a pochi anni fa leader italiano del settore. Una discesa con un punto di svolta preciso: la morte di Giorgio Panto. L'imprenditore originario di Meolo aveva ereditato la piccola ditta artigianale di famiglia, fondata nel 1910 e specializzata in tapparelle, aveva traslocato a Rovarè di San Biagio di Callalta e aveva decollato. Grazie anche a un'intuizione di marketing ante litteram: la sponsorizzazione del varietà sexy "Colpo grosso", con Umberto Smaila e le "ragazze cin cin", aveva fatto conoscere il marchio in tutta Italia e non solo. Al culmine, l'azienda occupava oltre 500 persone ed esportava in tutta Europa.



Panto aveva scoperto altre passioni e le aveva vissute con altrettanto successo: acquisita Antenna 3 e un pool di emittenti locali, era diventato il "tycoon" dell'etere veneto. E poi la politica: i 92mila voti del suo Progetto Nord Est, movimento da lui fondato, furono determinanti nella sconfitta del Polo delle libertà e nella vittoria dell'Ulivo alle Politiche del 2006.



Lo schianto con l'elicottero nella laguna di Venezia, il 23 novembre di quell'anno, di ritorno dal consueto ritrovo conviviale nella sua isola di Crevan, cambia tutto. L'impero, nel frattempo esteso a diversi investimenti immobiliari, viene diviso tra gli eredi: da una parte i figli Thomas, Elisa e Kristian, dall'altro il fratello Nello, alla soglia degli ottant'anni, e i suoi due figli, Marco e Massimo. Cinquanta e cinquanta per i due rami della famiglia, con l'accordo che il primo si occupi della tivù, l'altro delle finestre.



Fatturato e utili sono pian piano precipitati: indiscrezioni parlano di un buco di bilancio da 20 milioni di euro. Da tre mesi la Panto non paga lo stipendio ai 118 addetti rimasti, la televisione ritarda da cinque ed ha avviato contratti di solidarietà. Operai ed impiegati sono in sciopero da dieci giorni e minacciano di occupare la fabbrica.



Ieri i proprietari hanno spiegato ai sindacati di voler mettere in liquidazione la Panto spa, con le sue passività, e di voler dar vita, tramite un concordato, ad una società nuova di zecca, magari con l'ingresso di nuovi soci. Problema: la nuova Panto assumerebbe solo metà dei dipendenti. Confederali e delegati dei lavoratori si sono alzati dal tavolo di trattativa. Le finestre continuano a sbattere.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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