VERONA - Milano col batticuore, Verona sul velluto: i soci di Banco Popolare e Bpm

Domenica 16 Ottobre 2016
VERONA - Milano col batticuore, Verona sul velluto: i soci di Banco Popolare e Bpm hanno dato il via libera ieri alla fusione, decolla la terza banca d'Italia, 4 milioni di clienti e una presenza da hit parade nel Nord col Veneto come terreno di caccia per nuovi affari. Applaude il premier Matteo Renzi, che ha promosso la legge di riforma obbligatoria in spa: è «la prima vera fusione tra banche, certo il fatto che ci sono voluti 18 mesi la dice lunga». Sintetico il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan: «Oggi nasce una grande banca.». Che sia stato il decreto a dare il "La" lo conferma anche l'Ad uscente del Banco Pier Francesco Saviotti che comunque aveva sempre un piano B in caso di una bocciatura della fusione: «Ci avevamo già pensato in realtà nel 2014, ma prima del decreto Renzi non avevamo abitudine di parlare. Adesso dobbiamo partire con il consolidamento. Ci sono 14 team che ci stanno lavorando, c'è un comitato guida che si riunisce ogni 15 giorni e definisce il lavoro da fare. È un ambiente bello, c'è già feeling, un sentimento positivo». Sul 2016 però è drastico: «Chiuderemo in perdita per gli accantonamenti chiesti dalla Bce». Soddisfatto il futuro presidente dell super Popolare Carlo Fratta Pasini: «La fusione tra il Banco e la Milano è un segno di fiducia verso il nostro sistema bancario e di speranza per il paese. La missione affidata alla nuova banca di rispondere ai precipitosi mutamenti del mercato, migliorando il servizio ad imprese, famiglie e comunità dei territori di riferimento appare, ad un tempo, difficile ed affascinante. La nuova banca non la eluderà».
Il semaforo verde al Banco Bpm non è stato una passeggiata. A Milano l'assemblea della Popolare si è chiusa col 71,79% di "Sì" alla trasformazione in spa e alla fusione col Banco, un passo sopra la soglia dei due terzi dei consensi necessaria per far passare la prima aggregazione bancaria battezzata dalla Vigilanza unica europea (che ha chiesto l'aumento da un miliardo al Banco e messo molti paletti). Più di 7300 voti favorevoli ma anche oltre 2700 contrari per una partita che si è risolta quasi sul filo di lana monitorata con attenzione e apprensione a Verona, dove invece il via libera è passato a grandissima maggioranza: 23683 a favore, 118 contrari.
Dal gennaio del 2017 parte quindi il nuovo grande gruppo ex Popolare, il terzo in Italia con 2.467 sportelli, l'8,2% di quota di mercato italiano, sede legale a Milano e amministrativa a Verona. Il nuovo cda sarà composto da 19 membri, con Giuseppe Castagna Ad e Carlo Fratta Pasini presidente mentre il comitato esecutivo sarà presieduto dal commosso ex Ad Saviotti. Direttore generale Maurizio Faroni. Sulla base del concambio gli azionisti del Banco rappresenteranno il 54,6% del capitale e quelli della Bpm il 45,4%. L'obiettivo è arrivare a 1,1 miliardi di utili al 2019, portare il Cet1 dal 12,3% al 12,9%, tagliando i crediti deteriorati da 31,5 a 23,9 miliardi. Prevista l'uscita di 1.800 dipendenti (500 già definiti dal Banco, ne potrebbero andar via altrettanti), solo su base volontaria, e la chiusura di 335 filiali. Per il sindaco di Verona Flavio Tosi si tratta di «un momento straordinario. Oggi facciamo un passo avanti che ci permette di avere solidità, tenuta, competitività». Rispondendo indirettamente a quanti, dal podio, avevano avanzato qualche lamentela per le perdite subite dal Banco negli ultimi anni, Tosi sostiene che «le regole del gioco vanno rispettate. Certe scelte probabilmente sono state caldi suggerimenti di organismi superiori». Convinto anche il "Sì" del grande azionista del Banco Cariverona (0,8%): «Noi siamo pronti ad accompagnare fattivamente l'aggregazione di banche sane - commenta il direttore generale della Fondazione scaligera Giacomo Marino, che apre implicitamente anche all'aumento prossimo di Unicredit, dove è il primo azionista italiano con oltre il 3% - questa fusione è una dimostrazione di lungimiranza che saprà dare valore aggiunto al territorio». Chiusura con un remake. Dal podio di Verona è andato di nuovo "in onda" Antonio Lubrano, il conduttore della popolare trasmissione di Rai 3 di anni fa: «Sono favorevole alla fusione ma l'esborso di 25 euro chiesto dal Banco per il fondo salva banche è un sopruso». Saviotti abbozza e poi spiega: «Avevamo tenuto i costi del conto corrente a livelli bassissimi, non potevamo fare altrimenti». Ma ora, dopo 150 anni, parte un'altra storia.
© riproduzione riservata