VICENZA - L'assessore della Provincia di Vicenza Morena Martini si ribella a quella che definisce la gogna mediatica riservata ai due ragazzini sorpresi a fare sesso nel bagno di una scuola di Bassano, l'Einaudi, e per questo puniti dal preside, sia pure in modo diverso.
«Nessuno ha visto i ragazzi commettere "atti impuri"! Una insegnante e un tecnico di laboratorio, sollecitati da risate in classe, hanno aspettato fuori dal bagno maschile i due studenti - precisa l'assessore, in passato insegnante proprio in quell'istituto -. Prima è uscita lei e dopo lui: due ragazzini di prima superiore che, farfugliando alcune parole di scusa e di circostanza, sono corsi verso le rispettive classi».
«Hanno fatto sesso? Si sono baciati teneramente? Hanno solo parlato? Si sono scambiati le fotocopie di un compito? - si chiede Martini -. Nulla è dato sapere da chi era fuori dalla porta dei bagni. Tutte le notizie sono "sbocciate" nei social network». Da adulti, domanda ancora l'assessore, «dobbiamo dare peso e credito a chiacchiere chattate da amiche e amici dei due ragazzi?».
Martini puntualizza poi la questione della punizione diversa (un giorno a lui e quattro a lei) data ai due studenti. «Diamo per vero che il fattaccio sia accaduto e veniamo alla vexata quaestio della punizione - aggiunge -. Se un preside decide di adottare una linea di condotta così esemplare e dura sicuramente i suoi buoni motivi ce li ha. Lo sanno i giornalisti delle maggiori testate nazionali che l'allontanamento da scuola della ragazza (si badi bene, non sospensione, per quella serve convocare il consiglio di classe ) è stato concordato con la famiglia della ragazza?». E si sono chiesti, prosegue, «come mai questa ragazza e i suoi genitori hanno accettato questa punizione? Provvedimento che non si riferiva all'episodio del bagno ma che aveva, nella sua interezza, altri motivi sospesi scolastici».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:00
«Nessuno ha visto i ragazzi commettere "atti impuri"! Una insegnante e un tecnico di laboratorio, sollecitati da risate in classe, hanno aspettato fuori dal bagno maschile i due studenti - precisa l'assessore, in passato insegnante proprio in quell'istituto -. Prima è uscita lei e dopo lui: due ragazzini di prima superiore che, farfugliando alcune parole di scusa e di circostanza, sono corsi verso le rispettive classi».
«Hanno fatto sesso? Si sono baciati teneramente? Hanno solo parlato? Si sono scambiati le fotocopie di un compito? - si chiede Martini -. Nulla è dato sapere da chi era fuori dalla porta dei bagni. Tutte le notizie sono "sbocciate" nei social network». Da adulti, domanda ancora l'assessore, «dobbiamo dare peso e credito a chiacchiere chattate da amiche e amici dei due ragazzi?».
Martini puntualizza poi la questione della punizione diversa (un giorno a lui e quattro a lei) data ai due studenti. «Diamo per vero che il fattaccio sia accaduto e veniamo alla vexata quaestio della punizione - aggiunge -. Se un preside decide di adottare una linea di condotta così esemplare e dura sicuramente i suoi buoni motivi ce li ha. Lo sanno i giornalisti delle maggiori testate nazionali che l'allontanamento da scuola della ragazza (si badi bene, non sospensione, per quella serve convocare il consiglio di classe ) è stato concordato con la famiglia della ragazza?». E si sono chiesti, prosegue, «come mai questa ragazza e i suoi genitori hanno accettato questa punizione? Provvedimento che non si riferiva all'episodio del bagno ma che aveva, nella sua interezza, altri motivi sospesi scolastici».
