Roma sceglie Raggi, la Cinque Stelle al 67%. Giachetti doppiato

Lunedì 20 Giugno 2016 di Lorenzo De Cicco e Mauro Evangelisti
Roma sceglie Raggi, la Cinque Stelle al 67%. Giachetti doppiato
Giachetti e il Pd crollano, il Movimento 5 Stelle dilaga anche oltre le previsioni, superando largamente il traguardo psicologico del 60 per cento. Virginia Raggi è il nuovo sindaco di Roma. E' la prima donna a guidare la Capitale e la prima esponente pentastellata a conquistare una grande città a meno di sette anni dalla fondazione formale del Movimento. E' anche il sindaco più giovane della storia di Roma, visto che il 18 luglio compirà 38 anni.
Ma per i grillini, che ieri subito dopo le prime proiezioni hanno iniziato i festeggiamenti nel quartiere generale all'Ostiense, sono altri i dati che contano veramente: la forchetta tra il 65 e il 69% per cento con la quale, secondo gli exit poll, hanno vinto il ballottaggio e distanziato di oltre 30 punti Roberto Giachetti, dopo il 35,2 a 24,9 del primo turno; i 29 consiglieri con cui controlleranno senza patemi la maggioranza dell'Aula Giulio Cesare. La nuova giunta sta prendendo forma tra ex sportivi, intellettuali presi a prestito dalla sinistra, docenti universitari, un'esperta di rifiuti attinta da Ama. Non c'è tempo da perdere: all'orizzonte per la giovane avvocata che vive nel quartiere Ottavia con il figlio Matteo, ci sono molti problemi irrisolti. Hanno alimentato il suo trionfo, ma ora attendono soluzioni: l'assestamento di bilancio a ottobre, la pulizia della città e lo smaltimento dei rifiuti, il salvataggio di Atac.

 

IL PERSONAGGIO
La diretta interessata, dopo tre anni all'opposizione in Consiglio comunale dove ha sempre rifiutato qualsiasi tentativo di dialogo di Ignazio Marino, è considerata una oltranzista del movimento, più vicina a Alessandro Di Battista, e molto in sintonia con un consigliere comunale che in molti vedono come una delle menti più lucide del M5S di Roma, Daniele Frongia. Alle primarie on line, con queste premesse, ha battuto colui che fu candidato sindaco nel 2013, Marcello De Vito (vicino invece a Roberta Lombardi), che comunque può consolarsi perché oggi è il consigliere comunale con più preferenze. A lui andrà quasi sicuramente la poltrona di presidente dell'Assemblea Capitolina, ruolo chiave in un parlamentino che sarà composto per due terzi da esordienti: appena 15 i consiglieri riconfermati, su 48 seggi. Quasi tutti i volti nuovi vanno cercati proprio nella pattuglia pentastellata (a maggioranza «rosa», con 16 donne su 29 consiglieri).

Nel monocolore del M5S che reggerà il Campidoglio, entrano tanti neofiti, quasi tutti senza esperienze amministrative alle spalle: dal perito agrario al campione di salto con l'asta con diploma alberghiero, dalla prof del liceo alla paleografa.

I SEGGI
Il Pd, che al primo turno era crollato dal 26% del 2013 al 17%, vede il suo gruppo decimato: da 19 a 7 seggi (uno andrà a Giachetti). Restano fuori l'ex deputata Anna Paola Concia, la seconda dei non eletti, e tre ex consigliere comunali uscenti, tra cui Giulia Tempesta, pupilla del presidente dem Matteo Orfini. Per il Pd e Renzi si tratta di una sconfitta dolorosa, che lascia molte macerie, frutto del naufragio della giunta Marino e degli effetti dell'inchiesta di Mafia Capitale che hanno travolto pezzi importanti del partito. Il tentativo di ricostruzione messo in campo proprio da Orfini, mandato dal premier a commissariare il partito romano dopo gli arresti di Buzzi e Carminati, è stato, per usare un eufemismo, poco efficace, se nel conto si mettono anche i municipi perduti. Una caduta verticale che ha pochi precedenti: il Pd non sarebbe arrivato neppure al ballottaggio, probabilmente, se il centrodestra non si fosse diviso su due candidati sindaco al primo turno. Il distacco profondo di ieri segnala non solo che l'elettorato dem è in fuga a Roma più che in altre città, ma anche che al secondo turno non è andata a votare quella sinistra (il 5 giugno pro Fassina) che in Regione governa con Nicola Zingaretti. Proprio il governatore a questo punto è l'uomo forte del Pd ed è chiamato a difendere l'ultimo fortino. I 5 stelle però ora giurano che ci saranno contraccolpi sulla tenuta della Regione Lazio. Infine, appare evidente che il centrodestra al secondo turno ha preferito Virginia Raggi e non solo perché la sconfitta di Giachetti ha permesso alle lista che sostenevano Marchini e Meloni di ottenere più seggi nel Consiglio capitolino.

IN PERIFERIA
Il voto nei quartieri della Capitale, dice che il M5s sfonda ovunque, ma soprattutto nelle zone periferiche: a Ostia, il municipio commissariato per mafia, le percentuali sono quasi bulgare, nettamente sopra al 65%. Lo stesso accade a Tor Bella Monaca, quartiere dai molti problemi, a partire dallo spaccio di droga. Il Pd, come al primo turno, ottiene i risultati migliori all'interno delle Mura Aureliane, in quel centro storico da sempre roccaforte «rossa» e ai Parioli. Il resto della mappa di Roma è travolto dallo tsunami giallo dei pentastellati. E pensare che solo tre anni fa il centrosinistra riconquistò Roma superando il 63 per cento e vincendo in tutti i municipi, 15 su 15. Era il 2013, sembra un secolo fa.

 
Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 15:07