No, non l'hanno rapito gli alieni. Più semplicemente è sul set di "Blade

Venerdì 2 Settembre 2016
No, non l'hanno rapito gli alieni. Più semplicemente è sul set di “Blade runner 2”, tanto per restare nel tema “umani e altre creature”. Denis Villeneuve, già apprezzato regista di “Prisoners” e “Sicario”, non è al Lido per accompagnare il proprio film in concorso “Arrival” (circostanza abbastanza inusuale), che racconta la “visita” di 12 astronavi sospese nel cielo di altrettanti Paesi del mondo, che mettono in allarme i vari governi interessati (si tratta di curiosi, stilizzati monoliti kubrickiani), mentre si cerca di trovare qualcuno che possa dialogare con gli extraterrestri (una specie di eptapodi, tipo polpi) per capirne soprattutto le intenzioni.
A spiegare gli effetti di questa improvvisa e timorosa conoscenza in un film che potremmo definire di fantascienza laterale, dove i temi portanti sono il linguaggio e la comunicazione, la memoria e il tempo, ci sono invece i due interpreti principali: Amy Adams, che qualcuno ricorderà essere nata a Vicenza (papà militare Usa alla Ederle), personaggio cardine che scoprirà il modo per dialogare con gli alieni (è un'esperta linguista) e Jeremy Renner, un fisico che porta le conoscenze matematiche, come a dire che scienza e linguaggio sono gli elementi che possono salvarci, non la religione, che semmai è relegata in un piccolo passaggio a una setta di fanatici.
Se Renner non vede proprio la necessità che gli alieni possano scegliere la Terra come destinazione di un loro viaggio (“Ma perché mai dovrebbero arrivare fin qui da noi?”), Amy non ironizza su questa possibilità: “Noi speriamo possano pensare come noi, anche se al contrario del mio personaggio non so davvero come potremmo capirci, diciamo che ci servirà, come a loro, grande pazienza”.
Nella circolarità del tempo, che a un certo tempo fa rileggere parte della storia già vista, agli eletti viene data la possibilità di “vedere” il proprio futuro, una soluzione che non piace ad Amy Adams. E credo a (quasi?) tutta l'umanità: “Sarei sicuramente terrorizzata nel conoscere il mio destino. Già così sono una regina dell'ansia, figurarsi dovessi avere la certezza del domani. Sarei agitata oltre ogni misura, anche sapessi trattarsi di un cambiamento positivo”.
Ancora le donne salvano il mondo. Amy Adams spiega. “Ne conosco tante che attraversano la vita e il loro lavoro con grande intelligenza, ho cecato quindi di riferirmi a loro, al loro coraggio, alla loro capacità di superare i momenti che sembrano drammaticamente chiusi. Il mio personaggio si mette in connessione con gli alieni, ma anche con tutta l'umanità. Non avrei mai pensato francamente di fare un film di fantascienza, ma lavorare anche con “attori invisibili” mi incuriosiva. Il linguaggio del corpo è essenziale per un attore. E d'altronde io ho cominciato come ballerina”.
Sul messaggio positivo e pacifico del film, anche Rennes è d'accordo: “Quando tocca il fondo, l'umanità si apre necessariamente alla compassione. Solo allora capisce che unita sopravvive, spaccata rischia di essere annientata”.
Ma i grandi capi della Terra, quelli veri, non sembrano purtroppo della stessa opinione.
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