(m.cr.) Il presidente del Veneto Luca Zaia arriva in assemblea in ritardo, si siede in prima fila a fianco dell'ex sindaco di Montebelluna Laura Puppato e viene chiamato subito sul palco a sparare a zero contro il nemico pubblico numero 1 ieri a Volpago del Montello. «Quello della Banca d'Italia a Veneto Banca è stato un attacco senza precedenti alla nostra identità e alla nostra autonomia - scandisce Zaia davanti ai quasi 6mila soci dell'istituto trevigiano - che fa parte di un disegno contro tutte le banche territoriali, Popolari o Bcc che siano». Zaia va giù duro: «Quest'attacco fa parte di un disegno neocentralista, di una dittatura finanziaria governata da Roma, dov'era Banca d'Italia quando le nostre imprese chiudevano?», si domanda il presidente veneto, che avverte i soci di Veneto Banca: «Da oggi la battaglia si fa sempre più dura ed è un bene che Consoli sia rimasto». E poi precisa al cronista: «Mai voluta la fusione con Vicenza».
Il socio Roberto Bettega, ex bomber dalla Juve, rilancia la metafora del neo presidente Francesco Favotto sul calcio: «Si vince solo giocando di squadra». E mentre l'ex magistrato Schiavon conferma di studiare una causa contro Banca d'Italia, la senatrice trevigiana Puppato difende Veneto Banca - «La voglio indipendente e in Europa» - e ricorda come le responsabilità di questo scontro con Roma «siano diffuse e arrivino anche da un'assenza della politica». Che a livello locale comunque si è mossa: «I sindaci trevigiani per l'indipendenza della banca sono ormai 54 - ricorda il primo cittadino di Treviso Giovanni Manildo - ora però dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi per l'istituto». Il neo consigliere del cda Luigi Rossi Luciani, ex presidente di Confindustria Veneto, sintetizza così la situazione: «Non è un problema di banca ma di relazioni». A Roma altri contano molto di più. «Valuteremo se partecipare all'aumento di capitale - dice Giuliano Segre, presidente di Fondazione Venezia, ente ben più florido di Cassamarca - anni fa abbiamo investito in Veneto Banca e abbiamo avuto soddisfazioni. Con Vicenza abbiamo rapporti eccellenti, siamo soci insieme in Save e Fenice, ma sulla fusione non mi esprimo». Chi invece la boccia senza appello è Massimo Paglini (Fiba Cisl di Treviso e Belluno): «La fusione avrebbe creato grandi problemi occupazionali. Piuttosto, il nuovo cda dia un segnale e si tagli lo stipendio». Detto fatto e approvato in assemblea.
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Il socio Roberto Bettega, ex bomber dalla Juve, rilancia la metafora del neo presidente Francesco Favotto sul calcio: «Si vince solo giocando di squadra». E mentre l'ex magistrato Schiavon conferma di studiare una causa contro Banca d'Italia, la senatrice trevigiana Puppato difende Veneto Banca - «La voglio indipendente e in Europa» - e ricorda come le responsabilità di questo scontro con Roma «siano diffuse e arrivino anche da un'assenza della politica». Che a livello locale comunque si è mossa: «I sindaci trevigiani per l'indipendenza della banca sono ormai 54 - ricorda il primo cittadino di Treviso Giovanni Manildo - ora però dobbiamo chiederci cosa possiamo fare noi per l'istituto». Il neo consigliere del cda Luigi Rossi Luciani, ex presidente di Confindustria Veneto, sintetizza così la situazione: «Non è un problema di banca ma di relazioni». A Roma altri contano molto di più. «Valuteremo se partecipare all'aumento di capitale - dice Giuliano Segre, presidente di Fondazione Venezia, ente ben più florido di Cassamarca - anni fa abbiamo investito in Veneto Banca e abbiamo avuto soddisfazioni. Con Vicenza abbiamo rapporti eccellenti, siamo soci insieme in Save e Fenice, ma sulla fusione non mi esprimo». Chi invece la boccia senza appello è Massimo Paglini (Fiba Cisl di Treviso e Belluno): «La fusione avrebbe creato grandi problemi occupazionali. Piuttosto, il nuovo cda dia un segnale e si tagli lo stipendio». Detto fatto e approvato in assemblea.
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