Libia, allarme per un italiano rapito:
nessuna notizia da ieri di un tecnico

Domenica 6 Luglio 2014 di Roberto Romagnoli
Marco Vallisa
L’allarme in Libia era sempre pi forte. Dall’inizio dell’anno oltre centodieci rapimenti, quasi tutti finalizzati a ottenere riscatti.

E negli ultimi tempi la strategia dei sequestri aveva virato decisamente verso gli stranieri. E ieri nella trappola probabilmente ci è finito il tecnico italiano Marco Vallisa, 53 anni, originario di Cadeo nel Piacentino. Con lui sarebbero stati rapiti anche due suoi colleghi, il bosniaco Petar Matic e il macedone Emilio Gafuri. Tutti e tre lavorano in Libia per la “Piacentini costruzioni” di Modena che opera nel settore delle costruzioni.



La loro scomparsa è avvenuta nella città costiera di Zuwara, nella parte occidentale della Libia, città nota per il traffico illegale di immigrati e dalla cui costa tentano di emigrare migliaia di clandestini verso l'Europa. I tre sono stati visti l'ultima volta ieri mattina da un altro gruppo di dipendenti della ditta modenese.



La loro auto di servizio è stata ritrovata di fronte casa. Le autorità di Zuwara, dove la “Piacentini costruzioni” sta effettuando i lavori di ammodernamento del porto avrebbero proceduto al fermo di alcune persone ma senza emettere alcun provvedimento significativo.



Telefono muto. L’allarme per la scomparsa di Vallisa è scattata ieri a metà pomeriggio dopo che dal mattino nessuno era più riuscito a mettersi in contatto con lui. La notizie è stata diffusa sul sito Facebook di Libya International Channel e poco dopo la Farnesina ha confermato la notizia della «irriperibilità» dell’italiano; quindi il nostro ministero degli Esteri si è messo in contatto con la famiglia di Vallisa e ha aperto i canali per far partire il solito piano di emergenza in caso di rapimento di nostri connazionali all’estero.



Sempre in Libia, da marzo non si hanno notizie di un altro italiano scomparso nella città orientale di Tobruk: si tratta di Gianluca Salviato, 48 anni, originario del Veneziano, tecnico della Enrico Ravanelli. Da allora si teme per la sua vita anche perchè l'uomo, diabetico, ha bisogno di insulina. Salviato venne prelevato con la forza mentre faceva un sopralluogo per la manutenzione di un impianto di fognatura in una delle zone più pericolose del Paese.



Nella stessa zona, a gennaio, erano stati rapiti altri due italiani, Francesco Scalise e Luciano Gallo, rilasciati un mese dopo.



Nel Paese che fu ostaggio di Gheddafi per 42 anni finché nell’ottobre 2011 la primavera araba non lo spazzò via sono tantissime le imprese italiane che spaziano dal settore delle telecomunicazioni a quello delle costruzioni, dal petrolio ai trasporti. Imprese che resistono nonostante la situazione precaria in un paese dove lo stato non funziona mentre tutto intorno centinaia di milizie provano a imporre la loro legge, compresa quella dei sequestri.



E parlando di sequestri di connazionali non si può non citare chi, anche al di fuori dei confini libici, è stato inghiottito dal buio di una sparizione forzata. Come i casi del palermitano Giovanni Lo Porto, 38 anni, sequestrato in Pakistan il 19 gennaio 2012; e quello di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano di 59 anni, scomparso in Siria a fine luglio 2013.
Ultimo aggiornamento: 14:57