Come giocher l’Italia contro la Germania? Naturalmente all’italiana. Nereo Rocco, che del calcio all’italiana conosceva le pieghe pi nascoste, avrebbe risposto: “Scenderemo in campo con Buffon in porta e tutti gli altri fuori”. Era il suo modo di far capire che nel calcio s’inventa poco, valgono sempre gli uomini e il carattere e i gol.
Il Milan di Rocco ha fatto storia. Speriamo che ora tocchi all’Italia di Prandelli. In fondo, Claudio Cesare Prandelli è – ovviamente dopo Trapattoni – quello che più degli altri ricorda il Paron: per la pazienza nell’attendere i suoi giocatori e nell’aiutarli a crescere, per l’umanità nel coprire loro le spalle. E si è trovato il genio coraggioso di Pirlo, la forza tattica di De Rossi, la sicurezza di Buffon, la disponibilità alla lotta di Balotelli. Dice la Gialappa’s: “Balo è matto, per noi è un patrimonio dell’Unesco”. Ora si tratta di mescolare al meglio gli ingredienti e di smaltire la stanchezza in un tempo minore di quello concesso agli avversari. Ma lo stress da supplementari potrebbe rivelarsi l’arma psicologica vincente.
Dicono che la Germania sia la favorita per quanto finora ha mostrato negli Europei, ma dopo aver visto l’Italia annientare l’Inghilterra adesso “è un po’ meno favorita” (Carlo Ancelotti). I tedeschi incominciano ad avere qualche dubbio. Il gol di Grosso a Berlino nei mondiali 2006 brucia ancora; la Bild parla di “conti da regolare”. La stessa Cancelliera Merkel non fa altro che ritrovarsi tra i piedi, calcisticamente parlando, quelle nazioni che la fanno soffrire nell’Euro: prima la Grecia e adesso Italia, Spagna e Portogallo. Non un alleato politico, nemmeno in fuorigioco. Il calcio è bello per questo, riduce a un gol anche la temibile differenza tra un bond tedesco e uno mediterraneo. Licenzia lo spread e assume la genialità e talvolta la cataloga come patrimonio dell’Unesco.
Ultimo aggiornamento: 09:53
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il Milan di Rocco ha fatto storia. Speriamo che ora tocchi all’Italia di Prandelli. In fondo, Claudio Cesare Prandelli è – ovviamente dopo Trapattoni – quello che più degli altri ricorda il Paron: per la pazienza nell’attendere i suoi giocatori e nell’aiutarli a crescere, per l’umanità nel coprire loro le spalle. E si è trovato il genio coraggioso di Pirlo, la forza tattica di De Rossi, la sicurezza di Buffon, la disponibilità alla lotta di Balotelli. Dice la Gialappa’s: “Balo è matto, per noi è un patrimonio dell’Unesco”. Ora si tratta di mescolare al meglio gli ingredienti e di smaltire la stanchezza in un tempo minore di quello concesso agli avversari. Ma lo stress da supplementari potrebbe rivelarsi l’arma psicologica vincente.
Dicono che la Germania sia la favorita per quanto finora ha mostrato negli Europei, ma dopo aver visto l’Italia annientare l’Inghilterra adesso “è un po’ meno favorita” (Carlo Ancelotti). I tedeschi incominciano ad avere qualche dubbio. Il gol di Grosso a Berlino nei mondiali 2006 brucia ancora; la Bild parla di “conti da regolare”. La stessa Cancelliera Merkel non fa altro che ritrovarsi tra i piedi, calcisticamente parlando, quelle nazioni che la fanno soffrire nell’Euro: prima la Grecia e adesso Italia, Spagna e Portogallo. Non un alleato politico, nemmeno in fuorigioco. Il calcio è bello per questo, riduce a un gol anche la temibile differenza tra un bond tedesco e uno mediterraneo. Licenzia lo spread e assume la genialità e talvolta la cataloga come patrimonio dell’Unesco.
