Il giovane Papa parla un po' veneto

Mercoledì 19 Ottobre 2016
Habemus Young Pope! In contemporanea con Germania e Austria debutta venerdì in prima serata su Sky Atlantic l'attesa serie di dieci puntate diretta da Paolo Sorrentino. Realizzata con un budget di ben 45 milioni di dollari (il progetto televisivo più costoso realizzato in Italia) assieme alla HBO e in coproduzione con più Paesi europei, “The Young Pope” scherza coi santi, anzi coi Papi.
Lui è l'italo-americano Lenny Belardo, 47 anni, un po' il Jep Gambardella di “La grande bellezza”, o il Tony Pisapia di “L'uomo in più”, che per una incongrua serie di coincidenze diventa papa col nome di Pio XIII. Un Pope-Pop con ai piedi le infradito, lo smartphone che suona, il lettore mp3 alle orecchie, una Coca Cherry Zero per colazione (sia mai…), la sigaretta sempre tra le dita, e lo sguardo luciferino di Jude Law.
Un papa narciso, estremamente vendicativo, cinico, irritabile, che sostiene a un certo punto di “non credere in Dio”, e di cui nessuno si fida, soprattutto le colonne portanti del Vaticano come il potente cardinal Voiello di Silvio Orlando, scaltro praticone degli intrighi più loschi, con i suoi tre cellulari le cui cover mostrano le foto del terzetto di attaccanti del Napoli («Higuain è rimasto nonostante la Juve»), e di cui la mamma-suora Diane Keaton, che esibisce una maglietta con la scritta: “I'm a virgin, but this is on old t-shirt”, farebbe, al contrario, meglio ad amarlo un po' meno.
“Ho mostrato un papa diametralmente all'opposto dall'attuale, perché potrebbe accadere che ne venga eletto uno così – dichiara Paolo Sorrentino - Dopo un papa più liberale è probabile che ne arrivi uno con idee diverse. Non è un problema mio se il Vaticano si arrabbierà. Io ho voluto affrontare come la fede può essere cercata e persa, la lotta interiore tra l'enorme responsabilità del capo della Chiesa cattolica e le miserie di un semplice uomo che il fato o lo Spirito santo hanno scelto come pontefice, e, per ultimo, su come maneggiare e manipolare il potere”.
La serie, che trasforma un'icona della cristianità in una rockstar (e non lo diciamo noi, bensì Jude Law-Pio XIII), fa tappa anche a Venezia in alcune sequenze girate nel gennaio scorso in piazza San Marco con un discorso ai fedeli (vestiti d'estate nonostante il freddo), a palazzo Labia dove Stefano Accorsi, nei panni del presidente del Consiglio, deve incontrare giornalisti e fotografi, e a San Vio. La città ha un ruolo portante nella psicologia di Papa XIII: i genitori hippies di Lenny Belardo avevano affidato il loro bimbo a Suor Mary (la Keaton) perché dovevano andare a visitare Venezia. È il luogo del distacco sempre nella mente del Pope-Pop: dei tanti regali ricevuti per l'elezione a pontefice tiene per sé solo un accendino con l'immagine della città.
Le due prime puntate viste alla Mostra del cinema, accolte con riserva dalla critica e dagli applausi del pubblico, segnano un Sorrentino che sempre più nel tempo coniuga momenti di autentico cinema di visione (grazie anche alla fotografia di Luca Bigazzi), a discutibili brani di bizzarria grottesca che nemmeno i pur bravi sceneggiatori (il padovano Umberto Contarello, Tony Grisoni, e Stefano Rulli) riescono a smussare.
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