Cimbri deboli di cuore? Presto nei 7 Comuni lo studio epidemiologico sulla popolazione

Martedì 8 Aprile 2014
ASIAGO - Debolezze di cuore per le popolazioni cimbre? Pare di sì, e la scienza medica sta analizzando il caso. E presto potrebbe prendere in esame anche i cimbri che vivono nei Sette Comuni.
«Prevenire le condizioni di rischio cardiovascolare e permettere di approfondire le conoscenze delle caratteristiche genetiche delle persone così da ottenere vita più lunga e invecchiamento più sano». Sono, in sintesi, gli obiettivi del Progetto Golden illustrati dal coordinatore dell'iniziativa Edoardo Casiglia, professore associato di Medicina Interna al Dipartimento di Medicina dell'università di Padova.
Si tratta di uno studio epidemiologico riguardante i cimbri, in particolare quelli della Lessinia, proseguimento del Progetto Leogra condotto negli ultimi 12 anni nella comunità cimbra della Val Leogra tra Torrebelvicino e Valli del Pasubio, grazie alla sinergia fra laboratorio di Epidemiologia del Dipartimento di Medicina dell'Università di Padova e Ulss 4 Alto Vicentino diretta dall'avv. Carraro.
«Uno studio - spiega Casiglia - che ha permesso di osservare come la popolazione cimbra, rimasta segregata per secoli e spinta perciò a mantenere una genetica uniforme con minore diversità biologica, evidenzi una mortalità e una morbilità maggiori da complicanze cardiovascolari, cioè un invecchiamento più precoce, rispetto al resto della popolazione italiana. Grazie alla ricerca, si è arrivati in pochi anni al dimezzamento della mortalità cardiovascolare in questa enclave. Dopo i buoni risultati Progetto Leogra il ministero della Salute ha finanziato l'estensione a quest'altra comunità cimbra attraverso il Golden».
Ma perché questa ricerca proprio sui Cimbri?
«È un ceppo interessante per i ricercatori medici per le origini mitteleuropee, perché i Cimbri hanno mantenuto nel tempo il loro stile di vita e sono geneticamente molto omogenei. Questa popolazione di origine centro europea, ora vivente in Italia - spiega il medico - merita attenzione da parte della comunità scientifica a causa della sua peculiare tendenza a sviluppare un invecchiamento precoce e patologico. Lo studio epidemiologico, socioeconomico e genetico denominato Golden è volto a definire le caratteristiche genotipiche dell'invecchiamento sano e patologico e i fattori genetici e ambientali potenzialmente in grado di spiegare perché un soggetto sperimenta l'uno o l'altro tipo di vecchiaia».
Scopo finale della ricerca è chiarire in quale misura certi meccanismi dipendano da fattori genetici o ambientali. Il progetto Golden propone visite sanitarie non invasive gratuite a tutti i cittadini maggiorenni dei Comuni interessati, che sono invitati per lettera e telefonata, con il sostegno delle rispettive amministrazioni comunali, a sottoporsi a visite, questionari, prelievo del sangue, test diagnostici ed esami strumentali.
I referti degli esami vengono dati ad ognuno per poter essere consegnati al proprio medico di famiglia. Il progetto del quale Casiglia è responsabile scientifico, coordinato anche dalla dottoressa Valérie Tikhonoff dell'Azienda Ospedaliera di Padova (un «cervello» italiano temporaneamente prestato al Medical Research Council dell'Università di Londra), è realizzato con la collaborazione di Sandro Caffi, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera Universitaria di Verona, di Maria Giuseppina Bonavina, direttore Ulss 20, di Roberto Borin, direttore sanitario del relativo distretto 4, di Gian Cesare Guidi, direttore del Laboratorio di Analisi dell'Università di Verona e di Chiara Pomari, responsabile del Servizio Infermieristico dell'Uls 20.
«Il progetto sarà completo fra alcuni mesi; l'analisi dei risultati richiederà poi anni ma l'esperienza ci insegna che i benefici per la popolazione si vedranno subito - dice Casiglia -. Sarebbe nostra intenzione estendere le indagini anche ai Cimbri dei 7 Comuni, a quelli del Trentino e a quelle frange di emigrazione realizzatesi nel tempo verso la Lombardia».
Stefania Longhini

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