Corona, tensione in aula al processo e urla in faccia al fidanzato dell'ex moglie Nina Moric

Giovedì 27 Aprile 2017 di Claudia Guasco
Fabrizio Corona
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MILANO Ci sono la mamma Gabriella, seduta in ultima fila, la fidanzata Silvia Provvedi che tiene per mano la sorella Giulia (insieme formano il duo musicale “le Donatella”), varie assistenti e numerosi amici. Come accade a ogni udienza del processo, alla prima sezione del Tribunale di Milano, quando al banco degli imputati c’è Fabrizio Corona l’aula si riempie. Ma questa volta non sono tutti dalla parte dell’ex paparazzo, accusato di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione in relazione ai 2,6 milioni di euro nascosti in un controsoffitto e in cassette di sicurezza in Austria. Nel corridoio, in attesa di essere ascoltato come teste, c’è Luigi Mario Favoloso, fidanzato dell’ex moglie Nina Moric, indicato da Corona come responsabile della bomba carta messa sotto casa sua affinché gli venisse sottratta la custodia del figlio Carlos.

Quando entra per deporre Favoloso, Corona si mette a urlare, redarguito subito dal giudice Guido Salvini.
Poi l'ex fotografo rivendica «il mio diritto e quello di mio figlio» di sentirlo come teste "puro", come chiede la sua difesa, e non con l'assistenza di un legale e la possibilità di non rispondere. «È stato aggressivo - ha detto poi Favoloso uscendo dall'aula ai cronisti - mi ha deluso, pensavo fosse un bravo ragazzo». Nella prossima udienza tra i testi anche Belen Rodriguez. 


BOMBA CARTA
Cappello con visiera calcato sulla fronte, occhiali scuri, Favoloso cammina nervosamente avanti e indietro. In una delle scorse udienze Corona ha detto chiaro e tondo che è stato lui a piazzare la bomba la notte del 16 agosto 2016, spiegando anche il movente: fargli togliere la custodia del figlio Carlos, nato dalla sua relazione con Nina Moric. «Voleva dimostrare che vivevo in una situazione di pericolo e mio figlio non poteva stare con me», ha precisato.

Domanda del giudice Guido Salvini: «E perché non l’ha mai detto prima?». Risposta dell’ex paparazzo: «Nessuno mi ha mai chiesto se avessi dei sospetti». Corona ha anche legato questo attentato e i suoi sospetti a una «informativa riservata che è arrivata, guarda caso, ai giudici dei minori
». Tra l’altro Favoloso, a suo dire, «prima della bomba carta aveva fatto anche delle telefonate minacciose» a Francesca Persi, collaboratrice di Corona anch’essa imputata nel processo. E, sempre stando alla versione del paparazzo, «dopo la bomba ha detto a mia madre che la prossima che avrebbe avuto un attentato sarebbe stata lei».

40 MILA EURO IN UN FINE SETTIMANA
Fra i testimoni citati dall’ex agente dei vip si presenta anche un collaboratore dei tempi d’oro, che del suo capo dipinge un ritratto agiografico: «Nel mio quartiere, che è vicino a Scampia, tanti dei miei amici sono diventati criminali, ma io voglio dire qua che il signor Fabrizio Corona dà speranza a tante persone, a tanti giovani e ai piccoli imprenditori». Il giovane teste napoletano racconta di aver conosciuto «Fabrizio un anno e mezzo fa, sono diventato suo amico, lo portavo in giro in macchina alle serate che lui faceva e passavo quasi per il suo manager, ma non lo ero».

Non lo faceva per soldi, tiene a puntualizzare: «Mi divertivo e gli volevo bene. L’ho incontrato in un momento difficile della mia vita, quando è morto mio padre e lui mi ha aiutato. Mi dava 300 o 400 euro a seconda di quanto voleva lui. Anche io sono un giovane imprenditore, vendo auto, e a tutti fa piacere essere ricompensati se ci comportiamo bene». L’attività al fianco dell’ex paparazzo era frenetica e i guadagni abbondanti: «Trenta o quarantamila euro ogni fine settimana, questa la cifra minima per i passaggi di Corona a serate e inaugurazioni», calcola il giovane, che ritiene plausibile che la cifra sequestrata Corona possa «averla guadagnata nell’ultimo anno». In una giornata, riferisce il teste, «riusciva a fare fino a dieci eventi e incassare anche 5.000 euro alla volta, durante un capodanno ha fatto sette, otto discoteche».

I SOLDI NELLO ZAINETTO
La linea della difesa è che quei contanti trovati siano il “nero” delle serate dell’ex fotografo e che si tratti, dunque, di una questione fiscale. «Una volta andammo anche in un caseificio - ricorda il testimone - ma quando mi dicono che Corona passa anche nelle macellerie, io dico che fa bene perché dà speranza anche ai piccoli imprenditori». Nessun contatto con la malavita, assicura: «Quando qualcuno faceva lo spavaldo dicendo di “appartenere a”, lui non lo guardava nemmeno. Li snobbava, perché l’antipatia fa parte del suo essere». Bastava circolasse la voce che partecipava a una serata a Cosenza, ad esempio, «per essere chiamati da tutti gli imprenditori e manager del sud» che gli chiedevano tappe lungo il percorso, «passaggi anche di cinque minuti» che gli potevano fruttare dai 2.000 ai 5.000 euro».

Tutto sempre pagato in contanti: «I soldi li metteva in una cartella e li portava in giro nello zainetto. Un capodanno arrivammo nel Molise alle sette di mattina e il proprietario si arrabbiò, ma c’era ancora gente che aspettava per vederlo. La verità è che prende più lavori di quanto può, gli ci vorrebbe un altro Fabrizio». Insomma, riferisce il testimone, era un idolo delle folle: «Corona lo volevano e lo cercavano tutti, perché lui dà speranza anche alle macellerie». E avanti così, fino a quando non interviene il presidente del collegio Guido Salvini, che commenta: «Va bene, abbiamo capito che era un’attività sociale».


 
Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 14:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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