È il discorso della vita.
Oggi la Quicken Loans Arena di Cleveland è sua. La tanto invocata unità l'ha trovata qui, il partito d'ora in poi seguirà. Oltre un'ora: è il più lungo discorso di accettazione della nomination da quello di Bill Clinton, nel 1996, che parlò per poco più di 64 minuti. Ed è a chiara firma Trump. Emozionato quando sale sul palco, teso anche, poi prende il ritmo e resta negli argini, come richiede la circostanza. È chiaro però a tratti che vorrebbe rispondere alla platea ma si trattiene. Non oggi. È il momento della promessa di 'aggiustarè, e in fretta, un'America spaventata.
E allora la sicurezza prima di tutto: sulle strade, nelle città, distruggendo l'Isis e annientando la minaccia terroristica. Un'America cui promette verità («se volete menzogne andate alla convention democratica la prossima settimana») e dove non è più il tempo del politically correct. Dove serve un cambio di leadership, contro l'eredità di Hillary Clinton che è «morte, distruzione, terrorismo e debolezza». I toni non sono sopra le righe ma conferma tutto, punto per punto, ciò che ha promesso mese dopo mese: «Gli Stati Uniti devono immediatamente sospendere l'immigrazione da tutti i Paesi che sono coinvolti con il terrorismo fino a che non sia realizzato un meccanismo di controllo efficace».
L'ingresso in America sarà concesso solo «a chi sostiene i nostri valori e ama la nostra gente». Anche il muro si farà, «fermeremo l'immigrazione illegale». E la Costituzione verrà protetta da un giudice della Corte Suprema nominato da un presidente repubblicano. Lo stesso che da Cleveland e da candidato garantisce che proteggerà la comunità Lgbtq. Trump dipinge così un'America cupa e punta tutto sulle sue paure. «Un discorso molto cupo e terribile, spaventoso», è la prima reazione dall'entourage della famiglia Bush attraverso la ex speechwriter di George padre, Mary Cary, che twitta mentre Trump sta ancora parlando. Risponde subito anche Hillary Clinton: «'Non sei la nostra voce», twitta la candidata democratica accettando però la sfida: «Sì, costruiremo un muro tra te e la presidenza, Donald Trump».