Se fosse un film, potrebbe intitolarsi “Morte a domicilio”. Ma è una storia vera ed è successa a Brampford Speke, un piccolo villaggio nei pressi di Exeter, in Cornovaglia. Qui, nella casa dove viveva sola da diversi anni, la professoressa Avril Henry, 82 anni, è stata trovata morta dalla polizia della contea. Non si è trattato di omicidio, rapina o altro. La professoressa Henry si è uccisa con un farmaco letale che aveva ordinato dal Messico. Ha lasciato un biglietto in cui chiarisce che la decisione di suicidarsi è maturata nel corso dell’ultimo anno. L’ha scelto da sola, in piena coscienza. Aveva anche fatto domanda presso una clinica svizzera di Berna dove si pratica l’eutanasia. Ma affrontare un viaggio fino a lì in sedia a rotelle sarebbe stato troppo faticoso.
Ecco, allora, la scelta di ordinare online un vero e proprio “kit per il suicidio assistito”, anche se a darsi la morte è stata lei sola. Nella lettera in cui spiega tutto, Avril Henry accusa “la crudele, illogica legge britannica che dichiara legittimo suicidarsi” ma che poi avrebbe punito chi l’avesse aiutata a porre fine ai suoi giorni. Risale al settembre 2015, infatti, la bocciatura delle legge che legalizzava nel Regno Unito la “morte assistita”.
La polizia si era già presentata a casa della donna la settimana scorsa, di venerdì, dopo che una segnalazione arrivata dall’Interpol aveva evidenziato la presenza del kit letale arrivato dal Messico. Ma dopo aver fatto irruzione nell’abitazione e averla perquisita, non avevano trovato nulla; pare che i poliziotti siano riusciti a sequestrare solo alcune dosi del farmaco mortale. Sabato notte un’ambulanza ha sorvegliato la casa della professoressa Henry per quattro ore. Nessuno, però, è riuscito a farla retrocedere dai suoi propositi, tanto che mercoledì si è arrivati alla tragica conclusione della vicenda: l’ex docente universitaria viene trovata morta.
Avril Henry, ritiratasi dall’insegnamento nel 2000, era stata titolare della cattedra di Cultura medievale inglese presso l’Università di Exeter e faceva parte di Exit International, un’associazione che si batte per la legalizzazione dell’eutanasia nel mondo. Exit è stata fondata dal medico australiano Philip Nitschke, il primo ad aver somministrato una volontaria e autorizzata iniezione letale. Ed è stato proprio il dottor Nitschke a commentare l’irruzione in casa della donna e il sequestro (parziale) delle dosi: «La polizia deve accettare il fatto che il suicidio nel Regno Unito non è un crimine e il personale che si occupa di salute mentale deve rendersi conto che non tutti coloro che vogliono porre fine alla propria vita necessitano di assistenza psichiatrica. La morte di Avril è un chiaro esempio di “suicidio razionale” e la sua scelta, di morire nel momento e nel posto che ha scelto, dovrebbe essere rispettata».
Ultimo aggiornamento: 25 aprile, 13:23
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Ecco, allora, la scelta di ordinare online un vero e proprio “kit per il suicidio assistito”, anche se a darsi la morte è stata lei sola. Nella lettera in cui spiega tutto, Avril Henry accusa “la crudele, illogica legge britannica che dichiara legittimo suicidarsi” ma che poi avrebbe punito chi l’avesse aiutata a porre fine ai suoi giorni. Risale al settembre 2015, infatti, la bocciatura delle legge che legalizzava nel Regno Unito la “morte assistita”.
La polizia si era già presentata a casa della donna la settimana scorsa, di venerdì, dopo che una segnalazione arrivata dall’Interpol aveva evidenziato la presenza del kit letale arrivato dal Messico. Ma dopo aver fatto irruzione nell’abitazione e averla perquisita, non avevano trovato nulla; pare che i poliziotti siano riusciti a sequestrare solo alcune dosi del farmaco mortale. Sabato notte un’ambulanza ha sorvegliato la casa della professoressa Henry per quattro ore. Nessuno, però, è riuscito a farla retrocedere dai suoi propositi, tanto che mercoledì si è arrivati alla tragica conclusione della vicenda: l’ex docente universitaria viene trovata morta.
Avril Henry, ritiratasi dall’insegnamento nel 2000, era stata titolare della cattedra di Cultura medievale inglese presso l’Università di Exeter e faceva parte di Exit International, un’associazione che si batte per la legalizzazione dell’eutanasia nel mondo. Exit è stata fondata dal medico australiano Philip Nitschke, il primo ad aver somministrato una volontaria e autorizzata iniezione letale. Ed è stato proprio il dottor Nitschke a commentare l’irruzione in casa della donna e il sequestro (parziale) delle dosi: «La polizia deve accettare il fatto che il suicidio nel Regno Unito non è un crimine e il personale che si occupa di salute mentale deve rendersi conto che non tutti coloro che vogliono porre fine alla propria vita necessitano di assistenza psichiatrica. La morte di Avril è un chiaro esempio di “suicidio razionale” e la sua scelta, di morire nel momento e nel posto che ha scelto, dovrebbe essere rispettata».