Migranti, aiuti ai Paesi africani passa la linea italiana

Lunedì 28 Agosto 2017 di Marco Conti
Migranti, aiuti ai Paesi africani passa la linea italiana
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Bene il codice italiano sulle Ong. Bene le intese strette dall'Italia con la Libia e i paesi dove operano i trafficanti di esseri umani. Giusto lavorare per rivedere Dublino per non lasciare a Italia e Grecia tutto il peso dell'accoglienza. Nessuna apertura su porti alternativi a quelli italiani o greci dove far attraccare le navi che salvano i migranti.
L'anticipazione diffusa ieri sera dall'Ansa del documento che oggi a Parigi firmeranno Emmanuel Macron, Angela Merkel, Mariano Rajoy e Paolo Gentiloni rende soddisfazione all'Italia su moltissimi aspetti della gestione dei migranti assegnando un ruolo anche alla Libia di Serraj. L'appuntamento è rilevante per la centralità che viene riconosciuta al problema della gestione dei migranti da Parigi e Berlino - e quindi anche da Bruxelles - capitali di paesi che sino a qualche tempo fa riducevano la questione a mero affare interno di Italia e Grecia.

LE MISURE
Invece su gestione dei flussi, politica dell'accoglienza, ricollocamento delle persone sbarcate e coordinamento più stretto delle iniziative per la stabilizzazione della Libia, i paesi di testa dell'Unione europea fanno proprie le politiche messe in atto dal governo italiano e, alla presenza dei leader di Ciad, Niger e Libia si impegnano a sostenerle anche economicamente. Non solo, malgrado il salvataggio in mare venga definito una priorità, «Germania, Francia, Spagna e l'Alto rappresentante Ue si felicitano per le misure prese dall'Italia nel pieno rispetto del diritto internazionale». E quindi, si legge nel testo, «il codice di condotta in materia di salvataggi in mare è un passo avanti positivo che consente di migliorare coordinamento e efficacia dei salvataggi. I capi di Stato e di governo chiedono a tutte le Ong che operano in zona di firmare il codice e di rispettarlo».

Anche sulla Libia, dopo un'iniziale sbandamento del presidente francese Macron che a luglio ha ricevuto a Parigi il generale Haftar, prevale la linea pragmatica dell'Italia che punta su Serraj tenendo però conto anche della molteplicità di interlocutori con i quali in Libia è necessario parlare per spuntare le unghie ad un traffico che, dopo il petrolio, rappresenta una delle principali fonti di finanziamento delle varie tribù.

«In partenariato con l'Ue, la Germania, la Spagna, la Francia e l'Italia - si continua a leggere nel documento - continueranno a migliorare la cooperazione economica con le comunità locali che si trovano lungo le rotte migratorie, in particolare nella regione dell'Agadez (Niger) e in Libia, al fine di creare fonti di guadagno alternative e renderle indipendenti dai trafficanti di esseri umani. In questo senso, il progetto italiano di cooperazione con 14 comunità locali sulle rotte migratorie in Libia è molto opportuno».

Il riconoscimento della necessità di un aiuto concreto ai paesi di partenza, premia l'Italia e il lavoro dell'alto commissario per la politica estera della Ue Federica Mogherini, anche lei oggi a Parigi. Alla sessantina di milioni di euro che l'Italia ha già impegnato in progetti nelle regioni dalle quali si generano i flussi, dovrebbero quindi aggiungersene altri. Non è un caso quindi che siano stati invitati al vertice quadrangolare di Parigi anche il presidente del Niger Mahamadou Issoufou e il presidente del Ciad Idriss Deby Itno. L'Italia considera i due paesi decisivi nella lotta al traffico di esseri umani proprie per le rotte migratorie che dall'Africa occidentale raggiungono i confini della Libia. Ciad e Niger, con Burkina Faso, Mali e Mauritania compongono il G5 del Sahel, organismo riconosciuto dalle Nazioni Unite proprio per il lavoro che si impegna a fare per contrastare il traffico di esseri umani e il terrorismo.

I PASSI
Quest'ultimo argomento occuperà la cena a quattro che avverrà dopo la firma che Macron, Merkel, Rajoy e Gentiloni porranno sotto il documento conclusivo e la conferenza stampa. Sicurezza, difesa comune e dopo-Brexit gli altri argomenti che verranno informalmente trattati. Dopo il recente attentato di Barcellona e le reiterate minacce dei fondamentalisti islamici, l'esigenza di una maggiore cooperazione tra polizie e intelligence torna di forte attualità anche se sullo sfondo restano le gelosie nazionalistiche che sinora hanno impedito passi avanti rispetto a quanto prevede il Trattato di Lisbona in materia di cooperazione nella giustizia penale.

 

Ultimo aggiornamento: 15:06

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