Messico, uccisa giornalista sequestrata: trovata in autostrada seminuda con le mani legate

Giovedì 11 Febbraio 2016
Messico, uccisa giornalista sequestrata: trovata in autostrada seminuda con le mani legate

La stampa di nuovo nel mirino in Messico: il corpo di Anabel Flores Salazar, cronista di Veracruz sequestrata all'alba di lunedì da un gruppo di uomini armati, è stato trovato con le mani legate e seminudo ai margini di un'autostrada.

Era una reporter "freelance" di El Sol de Orizaba, per il quale, così come aveva fatto in altri media, si occupava della cronaca nera locale, tra l'altro anche di omicidi e sequestri. Ieri a Veracruz era circolata voce che nell'agosto del 2004 la Flores Salazar si trovava insieme a un uomo di una gang criminale nel momento in cui questo era stato arrestato, tesi che gli investigatori stanno ora indagando e che viene comunque vagliata con cautela: diverse fonti precisano che una delle tattiche utilizzate dai narcos contro i cronisti è proprio quella di screditarli con diverse modalità e azioni.
La Flores Salazar aveva collaborato anche con altri media di Orizaba, tra i quali El Buen Tono, dal quale era stata licenziata l'anno scorso. «Il governatore di Veracruz, Javier Duarte de Ochoa, ha alle spalle una triste storia di impunità ed è stato incapace, e poco disposto, a perseguire i delitti contro la stampa», ha d'altro parte sottolineato il coordinatore del Comitato per la protezione dei giornalisti, Carlos Lauria. Veracruz si trova al centro dell'ondata di violenza di cui da tempo sono vittime i giornalisti messicani: dal 2000 a oggi i cronisti uccisi nello stato sono 16, 10 dei quali negli ultimi cinque anni. Ma Veracruz è solo la punta di un iceberg che fa del Messico un Paese tra i più pericolosi al mondo per chi lavora nei media. Negli ultimi 15 anni si contano 90 giornalisti uccisi e 23 desaparecidos, secondo dati dell'ong Articulo 19.

Tra i casi più noti degli ultimi tempi quello del fotografo Ruben Espinosa, il quale lo scorso giugno aveva lasciato Veracruz dopo essere stato minacciato: si era trasferito a Città del Messico, dove è stato ucciso qualche mese dopo insieme ad altre cinque persone in un appartamento della capitale. Tra le vittime c'era Nadia Vera, anch'essa giornalista di Veracruz. «Oggi, è il giornalismo di tutto il mondo a vivere sotto assedio», ma in particolare proprio «i reporter messicani», hanno sottolineato di recente l'associazione internazionale di scrittori PEN International e il Comitato guidato da Lauria in una lettera aperta promossa da 500 cronisti, scrittori e intellettuali, tra i quali Salman Rushdie, Noam Chomsky e Paul Auster. La lettera è indirizzata al presidente messicano, Enrique Pena Nieto, al quale vengono chieste garanzie per chi lavora nei media e inchieste ben più incisive delle attuali sui tanti giornalisti uccisi.

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