Israele, i Paesi arabi chiuderanno lo spazio aereo a Netanyahu: il dilemma della Giordania

Sauditi ed emirati hanno partecipato alla scudo per difendere Tel Aviv ma adesso temono di restare invischiati in una guerra

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Lorenzo Vita
Israele, i Paesi arabi chiuderanno lo spazio aereo a Netanyahu: il dilemma della Giordania

Se Israele deve capire quando, come e dove colpire l’Iran, anche gli Stati arabi che hanno protetto Israele dai droni e dai missili iraniani si trovano davanti a un dilemma. Quello di non rompere l’idillio con lo Stato ebraico senza però seguirlo in un attacco contro Teheran né in una potenziale escalation regionale. Secondo il Wall Street Journal il primo segnale è arrivato da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che hanno escluso la concessione del loro spazio aereo.

Le due monarchie hanno avuto un ruolo essenziale nella notte di sabato, coordinandosi con gli Stati Uniti e fornendo dati di intelligence indispensabili per far fallire l’operazione iraniana. E anche se una fonte israeliana ha poi smentito il coinvolgimento di questi Stati, dicendo che i resoconti dei media sulla partecipazione araba erano imprecisi, l’impressione è che dal Golfo sia arrivato un contributo rilevante. Una scelta non facile per Abu Dhabi e Riad, che ora vogliono evitare di pagare un prezzo troppo alto, rischiando anche di finire sotto il fuoco di Teheran e dei suoi proxy (soprattutto degli Houthi).

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I RISCHI
Il politologo Abdulkhaleq Abdulla, parlando degli Emirati, ha spiegato al Wsj che il Paese vuole cercare di mantenere un difficile equilibrio tra Iran e Israele. «Non vogliamo rimanere invischiati, in un modo o nell’altro», ha affermato l’esperto. E il discorso può essere declinato anche in chiave saudita. Benjamin Netanyahu sa perfettamente che quella presunta alleanza anti-Iran tra Stati arabi e Israele è fragile. E per quei governi, un conto è difendere un partner dall’attacco di un rivale, un altro è partecipare a una rappresaglia insieme allo Stato ebraico. Per evitare che questa sinergia vada in frantumi, l’emittente israeliana Kan ha riferito che il governo ha già garantito ai suoi partner (Egitto, Giordania e Stati del Golfo) che la risposta sarà realizzata in modo che l’Iran non possa coinvolgerli nell’escalation. Ma i rischi politici non sono pochi, specialmente per la Giordania.

LA PROTESTA
Secondo un ufficiale dell’aeronautica israeliana sentito dalla Nbc, Amman avrebbe concesso il suo spazio aereo ai caccia di Tel Aviv per abbattere i droni e missili lanciati sabato notte. E come riportato da Deutsche Welle, per una popolazione che in larga parte ha origine palestinese, la scelta del re Abdallah è vista da molti come «un tradimento». Dopo sabato notte, è montata la protesta per il coinvolgimento giordano nella difesa di Israele. E anche per inviare un messaggio distensivo alla propria opinione pubblica, ieri il ministro degli Esteri giordano Ayman al Safad ha chiesto di «fare in modo di evitare un’ulteriore escalation, e questo include anche il premier israeliano Netanyahu», accusato di volere «distogliere l’attenzione da Gaza e concentrarsi sul suo confronto con l’Iran». Ma il timore è che ad Amman la tensione possa di nuovo salire. Il centro di ricerca Middle East Media Research Institute ha pubblicato una lunga analisi sul pericolo che le milizie sciite possano sobillare l’opinione pubblica e trasformare la Giordania in un nuovo “fronte della resistenza”. E la forte minoranza palestinese nel Paese può diventare uno strumento fondamentale per l’Iran e la sua galassia. Migliaia di persone in rotta con la monarchia e a ridosso dei confini israeliani.

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