L'attesa per la vendetta iraniana su Israele è stata un fiume di telefonate, incontri, avvertimenti e spostamenti tattici.
Iran, come potrebbe difendersi Israele? I sistemi all'avanguardia: da Iron Dome ad Arrow 3
IL RISCHIO ESCALATION
La speranza è che l'attacco non sfoci in un incendio ingestibile. Un incubo che preoccupa la comunità internazionale. Ieri, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha contattato l'omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian per rivolgere «un appello alla moderazione». «Tutti gli attori regionali devono dare prova di responsabilità. L'Italia rimane in prima linea, anche come presidenza G7, per evitare un allargamento del conflitto in Medio Oriente, per facilitare il dialogo», ha detto il capo della Farnesina. E insieme a lui si sono mossi i vertici della diplomazia europei e mediorientali. Mentre la Cina ha chiesto agli Stati Uniti di assumere un «ruolo costruttivo». Nelle ultime ore si sono moltiplicati i governi che hanno esortato i propri cittadini a non compiere viaggi in Medio Oriente. E la Francia ha deciso il rimpatrio di tutte le famiglie dei diplomatici presenti a Teheran.
L'OFFENSIVA
L'intelligence Usa ha continuato per tutta la settimana ad avvertire della concretezza della minaccia. Ieri, le fonti della Cbs avevano parlato di numeri: cento droni e decine di missili. Tutti puntati contro basi e installazioni militari all'interno dei confini israeliani. La preoccupazione è stata confermata dal Pentagono, che per coordinarsi meglio con l'alleato israeliano, ha inviato nel Paese il generale Michael Kurilla, capo di Centcom. La portaerei Uss Dwight Eisenhower ha ricevuto l'ordine di navigare attraverso il Mar Rosso e dirigersi vicino a Israele. Per il Canale 14, sulle coste dello Stato ebraico sarebbe arrivata una nave della Marina Usa «con avanzate capacità difensive».
LA DIFESA
Alcuni funzionari del governo hanno confermato ieri a Usa Today lo spostamento di «risorse aggiuntive nella regione per rafforzare gli sforzi di deterrenza e aumentare la protezione delle forze armate». Insieme allo scudo americano, Israele ha predisposto il suo sistema difensivo. Le Israel defense forces possono contare su droni e caccia di ultima generazione e si sono esercitate anche per colpire in territorio iraniano. Ma la protezione antimissile dello Stato ebraico si fonda su quattro pilastri: Arrow-2, Arrow-3, la Fionda di Davide e Iron Dome. Quest'ultimo, dopo un recente attacco degli Houthi contro Eilat, si è mostrato anche nella sua versione navale. Il sistema è nato per rispondere a più minacce. Dall'Iran possono partire diversi tipi di missili: dai Sejjil, ai Khaibar, dagli Shahab 3, ai Paveh, fino ai Fattah-2, e agli Haj Qasem. Ma a preoccupare è anche la rete di milizie legate all'Iran. Quelle che si muovono in Iraq, Siria, a Gaza e in Cisgiordania, ma soprattutto Hezbollah, che ieri sera ha lanciato quaranta missili contro l'alta Galilea. Il capo di stato maggiore israeliano, il generale Herzi Halevi, ha spiegato che le Tsahal sono «pronte in qualsiasi momento e contro qualsiasi scenario».