Trump, la chioma, le lacrime di Melania, la paura di essere avvelenato: i segreti della Casa Bianca in un libro scandalo di Wolff

Giovedì 4 Gennaio 2018 di Federica Macagnone
Trump, la chioma, le lacrime di Melania, la paura di essere avvelenato: i segreti della Casa Bianca in un libro scandalo di Wolff
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Retroscena svelati, veleni e vendette. Ha atteso qualche mese, ma alla fine la rivincita di Steve Bannon, l'ex stratega allontanato dalla Casa Bianca, è arrivata, servita ovviamente a freddo. L'uomo, ritenuto uno dei responsabili della vittoriosa campagna elettorale di Trump, ha affidato una serie di rivelazioni scottanti al libro “Fire and Fury: inside the Trump White House” scritto da Michael Wolff che ha realizzato più di 200 interviste: dai segreti della chioma del presidente alle ambizioni presidenziali di Ivanka, dalle lacrime di Melania dopo l'elezione all'incubo di Trump di essere avvelenato in qualsiasi momento, fino ad arrivare al ruolo della Russia nelle elezioni presidenziali statunitensi. Le rivelazioni non sono state accolte favorevolmente dalla Casa Bianca, che ha definito i resoconti «falsi e fuorvianti» e Trump, tornando a parlare di Bannon in un duro attacco, ha aggiunto: «Quando è stato licenziato non ha solo perso il proprio lavoro, ma ha anche perso la testa». Dopo le prime indiscrezioni, gli avvocati di Donald Trump hanno scritto all'autore Michael Wolff, ma anche all'editore di "Fire and fury: the Trump White House", chiedendo di bloccarne l'imminente pubblicazione (9 gennaio) ipotizzando il reato di diffamazione. La diffida è contro «qualsiasi ulteriore pubblicazione, distribuzione e diffusione del libro» o di ogni estratto. Ecco alcuni punti salienti del libro.

Le lacrime di Melania. La first lady non avrebbe accolto con un sorriso la scalata del marito alla Casa Bianca. Trump sarebbe stato costretto a rassicurarla, essendo certo che non sarebbe mai riuscito a diventare il presidente degli Stati Uniti. La storia gli ha dato torto e il giorno dell'elezione, «mentre Trump si aggirava per i corridoi come se avesse visto un fantasma, Melania era in lacrime. E non per la felicità» ha sottolineato Bannon.

Il malcontento nel giorno dell'insediamento. Trump sarebbe stato furioso nel giorno della «Inauguration day». Secondo il racconto di Wolff il presidente sarebbe stato arrabbiato perché le star avevano snobbato l’evento, scontente dell’alloggio alla Blair House. Inoltre «aveva visibilmente avuto un litigio con la moglie, tanto che lei era sull’orlo delle lacrime». Versione smentita dal direttore della Comunicazione, Stephanie Grisham, che aveva diffuso un comunicato: «La signora Trump ha appoggiato sin dall’inizio la decisione del marito di candidarsi e anzi lo ha incoraggiato a farlo. Era fiduciosa nella vittoria ed è stata felice che sia avvenuta».

«Non conosce la costituzione». Nel libro si descrive l'atteggiamento poco rispettoso che il presidente avrebbe nei confronti della Costituzione degli Stati Uniti. «Sono arrivata sino al quarto emendamento, prima che il suo dito abbassasse le labbra e i suoi occhi roteassero indietro» avrebbe rivelato la sua ex consigliera Sam Numberg, aggiungendo che Trump non dimostrava alcun interesse ad approfondire il testo che, comunque, conosce molto poco.

Gli insulti allo staff. Trump non sarebbe per nulla contento del suo staff. Anzi, sembra che non perda occasione per parlare male dei suoi collaboratori: Bannon è stato definito "sleale", l'ex chief of staff Reince Priebus "debole" ma anche un "nano", l'ex portavoce Sean Spicer uno "stupido", la consigliera Kellyanne Conway una "frignona". Parole dure anche verso il genero Jared Kushner che il presidente avrebbe definito un "leccapiedi".

Trump non ama la Casa Bianca. Secondo le testimonianze raccolte da Wolff, il presidente pensa sia un edificio opprimente e inquietante. «I primi giorni chiese altre due televisioni e una serratura sulla porta, cosa che i Servizi segreti non apprezzarono».

L'ossessione di essere avvelenato. Già prima di trasferirsi a Washington, Trump vivrebbe nella paura di essere avvelenato. «Ecco perché gli piace mangiare da McDonald's: nessuno sa che ci stava andando e il cibo è preparato in modo sicuro» rivela l'ex stratega.

I segreti della chioma del presidente. A rivelare cosa c'è dietro una delle acconciature più dibattute degli ultimi tempi, sarebbe stata la stessa figlia Ivanka che pare si prenda gioco di lui. «Trattava il padre con un certo distacco, persino ironia, tanto da prendersi gioco del modo in cui si pettinava - ha scritto Wolff - Ivanka ha descritto spesso agli amici la meccanica che sta dietro l'acconciatura: una pelata completamente rasata - una isola contenuta dopo una operazione per ridurre il cuoio capelluto - circondata da un folto cerchio di capelli intorno ai lati e alla fronte, dal quale tutte le estremità sono tirate su per incontrarsi al centro e poi essere raccolti sulla nuca e fissati con uno spray solidificante».

Le grandi aspirazioni di Ivanka e il sogno presidenziale. La figlia 36enne di Trump vorrebbe prendere il posto del padre e, con il marito Jared, aveva concordato che se ci fosse stata un'occasione sarebbe stata lei a correre per la nomination. Scherzando su Hillary avrebbe detto che la prima donna alla Casa Bianca non sarebbe stata la Clinton, bensì lei.

L'ammirazione di Trump per Murdoch. Il presidente sarebbe un estimatore del magnate dei media Rupert Murdoch che avrebbe definito «uno dei grandi, l’ultimo dei grandi». "Amore", tuttavia, non corrisposto: Wolff racconta che il miliardario lo avrebbe definito «un idiota».

Il coinvolgimento di Trump Jr. nel Russiagate. Sono accuse pesanti quelle mosse nel libro da Bannon verso uno dei figli del presidente ai quali dà un ruolo chiave nel coinvolgimento della Russia nelle elezioni americane. L'ex capo stratega racconta di un incontro del 9 giugno 2016 nella Trump Tower tra Donald jr e Natalia Veselnitskaya, un’avvocatessa russa che aveva promesso «materiale compromettente su Hillary Clinton». Alla riunione, messa sotto indagine dal procuratore Robert Mueller, erano presenti anche Paul Manafort, all'epoca direttore della campagna elettorale, e Jared Kushner, il genero di Trump. «Le tre figure guida della campagna pensarono che fosse una buona idea vedersi con una rappresentante di un governo straniero, così, senza l’assistenza di un legale - racconta Bannon - Qualcuno potrà pure pensare che tutto ciò non fosse un atto da traditori, o antipatriottico o semplicemente una "grossa stronzata": io, invece, penso che fosse tutte e tre le cose messe insieme. Costui avrebbe dovuto avvisare immediatamente l’Fbi».
Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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