Da casa degli orrori a residenza di villeggiatura, perché è lì che Natascha Kampusch, rapita da piccola, fu rinchiusa per quasi nove anni, segregata e stuprata ripetutamente dal suo carnefice. Ma è sempre lì che la donna, tornata libera, trascorre i suoi fine settimana, per pulire e tenere tutto ordinato. Come racconta il Dailymail, Natasha, oggi 28enne, aveva appena dieci anni quando Wolfgang Priklopil, uno squilibrato, le strappò l’infanzia e la costrinse a vivere reclusa in un sottoscala segreto della sua casa appena fuori Vienna. L’incubo durò quasi una decade: la ragazzina era ridotta ad una schiava, abusata, colpita e rinchiusa. Poi arrivò il 23 agosto 2006 e tutto finì: la giovane riuscì a fuggire per sempre da quei luoghi dell’orrore e Priklopil, allora 44enne, rimasto solo, si tolse la vita saltando contro un treno in corsa.
A condurre la giornalista Rahni Sadler di Channel Seven in un agghiacciante tour tra le stanze della casa della lunga agonia è stata proprio Natascha. «In qualche modo per me ha funzionato come una terapia poter continuare a venire qui dentro», ha raccontato Kampusch alla reporter. Su Priklopil, il tecnico informatico che l'aveva costretta a diventare la sua schiava, solo poche parole: «C’era il lato oscuro di una personalità schizofrenica senza coscienza, ma anche una parte diversa, di chi voleva apparire una bella persona, un figlio coraggioso». Sulla decisione di non vendere la casa dove fu segregata, la donna ha spiegato invece che l’unica cosa che desiderava era che l'abitazione non diventasse “un parco a tema”. Quel luogo che, a distanza di anni, appare ancora intatto come se volesse mantenere la memoria dell’orribile passato di Natascha, doveva essere preservato.
In una recente intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, Kampusch ricorda il momento della sua fuga.