Flessibilità. pensioni anticipate: tagli fino al 15%. Riduzioni in base agli anni che mancano

Mercoledì 15 Giugno 2016 di Luca Cifoni
14
ROMA Di quanto si potrà ridurre la pensione definitiva per chi sceglierà di lasciare il lavoro in anticipo con il nuovo meccanismo del prestito previdenziale? Da un minimo dell'1-2 per cento ad un massimo del 15, a seconda del periodo di anticipo, del reddito e della situazione lavorativa dell'interessato. Dall'incontro di ieri pomeriggio tra governo e sindacati sono emersi alcuni elementi sulla formula di uscita flessibile allo studio del governo, che dovrebbe trovare concreta attuazione nella prossima legge di Stabilità. Il ministro Poletti e il sottosegretario alla presidenza Nannicini hanno messo in chiaro un paio di punti fermi. Il primo è che, a differenza di quanto vorrebbero Cgil Cisl e Uil, non ci sarà una vera e propria revisione dei requisiti previsti dalla legge Fornero: il costo per il bilancio dello Stato sfiorerebbe i 10 miliardi e dunque per evitare questo aggravio giudicato insostenibile è necessario mettere in piedi un'operazione di tipo finanziario, con l'intervento delle banche. Ma allo stesso tempo - aspetto che invece risulta gradito alle confederazioni - sarà comunque l'Inps a gestire i rapporti con i pensionandi che non dovranno quindi avere a che fare personalmente con gli istituti bancari. Molti dettagli sono ancora da precisare e una nuova riunione sul tema previdenza è fissata per il 23 giugno. Ma il clima della discussione a detta dei partecipanti è stato abbastanza positivo. «C'è disponibilità del governo a entrare nel merito» ha detto Susanna Camusso per la Cgil. «È cambiato il clima, si è attivato un confronto vero» gli ha fatto eco la numero uno della Cisl Annamaria Furlan». Mentre Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil ha parlato di «piccole novità positive». Naturalmente i sindacati aspettano di entrare ulteriormente nel merito per dare un giudizio definitivo.

NIENTE PENALITÀ
Durante la riunione il sottosegretario Nannicini ha chiarito che per i futuri trattamenti non ci saranno penalizzazioni, nel senso di decurtazioni fisse dell'importo. Ma l'assegno risulterà ridotto di fatto per la necessità di restituire in 20 anni la somma percepita nel periodo di anticipo, che potrà arrivare fino a 3 anni. Ecco più o meno come funzionerà il meccanismo. Un lavoratore che nel 2017 avrà 64 anni o quasi, quindi tre i meno di quelli necessari per la pensione di vecchiaia, potrà scegliere di anticipare l'uscita. Per farlo, verificherà la pensione maturata sulla base dei contributi versati fino a quel momento e attraverso l'Inps sottoscriverà un prestito con la banca, che progressivamente gli anticiperà una somma pari al suo reddito per i tre anni in questione: ad esempio il 70 per cento della pensione spettante. Dopo un triennio avrà quindi accumulato un debito pari a 2,1 volte il trattamento annuale. Per restituirla in 20 anni dovrà quindi versare una rata pari al 10,5 per cento della pensione, che quindi si ridurrà di conseguenza. Se prendesse il 100 per cento del trattamento, la percentuale di riduzione salirebbe al 15. Con meno anni di anticipo le decurtazioni sarebbero ovviamente minori. Ma queste riduzioni sono teoriche perché lo Stato le attenuerà con sgravi fiscali che premieranno i redditi più bassi e i lavoratori le cui imprese sono in crisi, fin quasi ad azzerare il sacrificio. Saranno inoltre a carico del bilancio dello Stato gli interessi del prestito e il rischio di premorienza dei pensionati: in caso di decesso prima del termine dei 20 anni nulla sarà dovuto dagli eredi.
Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 17:58

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci