«Mai una giornata noiosa» scrive Ubs per dar conto dell’elevata incertezza politica in Italia con le dimissioni di Mario Draghi dalla guida del Governo che «ha fatto naufragare i piani della Bce di preservare la calma sui mercati obbligazionari».
LE MOSSE BCE
Al momento lo spread è fotografato sopra la soglia psicologica dei 200 punti base, a 217 punti. I venti di crisi di governo hanno spinto il differenziale fino a 223 punti a fine seduta, dopo che già in apertura aveva toccato quota 217 punti sullo spettro della crisi di governo. Il rendimento del prodotto del Tesoro ha segnato un’ultima posizione al 3,41%, dal 3,24% della vigilia. Sui mercati c’è attesa per le decisioni della Bce del 21 luglio. Scontato il rialzo dei tassi, almeno dello 0,25%. Resta da definire il cosiddetto «scudo anti-spread», che Francoforte ha annunciato al board d’emergenza del 15 giugno.
GLI EFFETTI SULLE FAMIGLIE
In realtà gli effetti dell’impennata dello spread non sono così diretti per le famiglie. Il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi non influisce direttamente sui tassi dei mutui. Va ricordato che i tassi di riferimento di area euro, l’Euribor per i mutui a tasso variabile e i tassi Swap a lungo termine per i prestiti a tasso fisso, riflettono le dinamiche di tasso dell’Eurozona nel suo insieme e non dei singoli Paesi. Dunque, conta l’aumento del costo del denaro previsto dalla Bce, che avrà i suoi riflessi sui mutui a tasso variabile. Uno spread alto ha però i suoi effetti sulle banche che potrebbero essere spinte a svalutare il portafoglio dei titoli di Stato. Una mossa che potrebbe spingere poi gli stessi istituti a stringere le maglie del credito e magari anche ad aumentare il costo delle operazioni di mutuo per i clienti. Una stretta simile potrebbe interessare il credito al consumo, quindi i prestiti alle famiglie.
I RISCHI PER IL DEBITO
Altra capitolo è quello degli effetti dello spread e in particolare dei rendimenti dei titoli di Stato italiani. L’Italia potrebbe essere costretta a emettere nuovi titoli di stato per finanziare il debito, con interessi più alti. E si potrebbe riaccendere il faro delle agenzie di rating. Nello stesso tempo, gli indici patrimoniali degli istituti potrebbe risentire dell’incidenza di un calo del valore dei titoli di Stato. Di qui il rischio di una crescita del costo dei finanziamenti a imprese e famiglie. Senza contare la maggiore prudenza ipotizzabile sul credito. Per chi ha però liquidità da investire, Btp con rendimenti più alti possono essere una buona opportunità per arrotondare i guadagni, considerato il profilo di rischio del debito italiano.