Rimborsi fiscali, volano le richieste: oltre quota 14 miliardi. Il peso sui conti pubblici

Sale la domanda di crediti d’imposta da parte delle aziende a inizio 2024

Lunedì 22 Aprile 2024 di Giacomo Andreoli
Rimborsi fiscali, volano le richieste: oltre quota 14 miliardi. Il peso sui conti pubblici

Prima il Superbonus 110%, ora Transizione 4.0.

Non si ferma la spinta dei crediti d’imposta sulle casse dello Stato. Con il pericolo di mettere in difficoltà i conti pubblici, a meno di trovare nuove fonti di finanziamento. A lanciare l’allarme è l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), secondo cui nei primi mesi del 2024 le compensazioni fiscali pesano già 14,3 miliardi. Oltre il doppio di quelle dello stesso periodo dell’anno scorso e addirittura il 68% dell’intero montante del 2023. Un anno che era già stato di forte crescita: si era passati infatti dai 6,4 miliardi del 2022 a quasi 21. 

E per Transizione 4.0, cioè il piano di incentivi per lo sviluppo digitale e sostenibile delle imprese, se nel 2023 si era arrivati alla cifra record di 7 miliardi, in soli tre mesi quest’anno il conto segna già 3,3 miliardi. Si tratta del 70% di quei 4,6 miliardi di spesa attesi per l’intero 2024. Così, se tra il 2021 e il 2023 i crediti d’imposta associati alla misura (e registrati tra i contributi agli investimenti) hanno giù superato i 24,3 miliardi inizialmente previsti, ora si rischia di avvicinarsi rapidamente a quota 30 miliardi. Insomma, una spesa pubblica di molto superiore alle risorse stanziate.

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I CONTRIBUTI EDILIZI

I calcoli dell’Ufficio, presieduto dalla professoressa Lilia Cavallari, sono scritti neri su bianco nel documento depositato venerdì in commissione finanze del Senato sul nuovo decreto Superbonus. Il sostegno alla riqualificazione degli edifici, dalla sua nascita nel 2020 a oggi, è arrivato a costare 170 miliardi. Gli esperti ne riconoscono gli effetti sull’economia del Paese, ma sottolineano come sia un «unicum nel panorama delle agevolazioni fiscali» quanto a risorse impiegate. 

Sono proprio le agevolazioni edilizie ad aver trainato il boom di crediti lo scorso anno. Quelli relativi al Superbonus, nei primi tre mesi del 2023, sono stati quasi tre volte superiori rispetto agli stessi di un anno prima. Incremento più lieve, ma comunque importante, per l’Ecobonus (con le compensazioni cresciute del 66%) e per gli altri crediti edilizi (+89%), mentre non sono aumentate le compensazioni per il rifacimento delle facciate degli edifici. Ora, poi, secondo l’Upb, è possibile un’ulteriore crescita dei crediti dovuta agli effetti degli investimenti edilizi fatti lo scorso anno.

Nel primo trimestre di quest’anno, poi, c’è un aumento delle compensazioni effettuate direttamente dalle imprese delle costruzioni e della filiera dell’edilizia (dal 15,7 al 19,9%). Si continua a ridurre, invece, dopo lo stop allo sconto in fattura e la cessione del credito, la quota in mano a banche e servizi postali (mantenendo comunque il 42,6%). Per Transizione 4.0, comunque, dal 2021 al 2023 la perdita di gettito complessiva effettiva (12,5 miliardi), è inferiore a quella che era stata stimata (13,4 miliardi). Va però considerato, avverte Upb, «che i crediti compensati scontano l’incapienza fiscale e quindi crediti potenziali ancora a disposizione delle imprese potrebbero emergere nei prossimi anni, dato che le eventuali eccedenze possono essere riportate in avanti senza limiti temporali, aumentando il divario con le stime iniziali».

LA BUROCRAZIA

Non è un caso, quindi, se il governo, proprio con l’ultimo decreto Superbonus, ha bloccato le compensazioni dei crediti d’imposta per Transizione 4.0. Questo in attesa che arrivino la nuova piattaforma e il nuovo modello dell’Agenzia delle Entrate. Tramite questi strumenti le imprese dovranno trasmettere la comunicazione ex ante – che specifica l’ammontare complessivo degli investimenti previsti e le modalità di utilizzo del credito – e quella ex post, diventata elemento di conferma necessario per accedere al credito.
Il forte malcontento generato dalla decisione ha spinto la stessa Agenzia delle Entrate a chiarire che il blocco temporaneo non si applica agli investimenti avviati prima del 2023, mentre il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha promesso che a breve arriverà il decreto per i nuovi modelli di comunicazione. Si attende per questa o al massimo inizio della prossima settimana.

Lo stesso Upb, comunque, sottolinea che gli effetti tendenziali di Transizione 4.0 nel 2024 e nel 2025 potrebbero essere in parte sostituiti da quelli dei nuovi incentivi 5.0. In campo ci sono 6,3 miliardi in due anni, finanziati con il Pnrr, per crediti d’imposta fino al 45%. Secondo i tecnici «il differenziale di aliquota tra le due agevolazioni potrebbe indurre le imprese a concentrare le risorse sui nuovi investimenti innovativi, che garantiscono anche una maggiore efficienza energetica». Tuttavia si segnala come la mole di documenti richiesta per accedere agli sconti rinnovati «potrebbe limitare l’accesso alle sole imprese più grandi e ben strutturate». Insomma, tenendo fuori le pmi, che sono il vero tessuto industriale del Paese. 

Ultimo aggiornamento: 07:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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