Nelle acque già agitate del rinnovo del contratto del pubblico impiego, il Recovery plan italiano, lancia un nuovo sasso. Nel testo è stata inserita la previsione di «un nuovo modello di lavoro pubblico». Una riforma che avverrebbe principalmente dal lato della retribuzione dei dipendenti dello Stato e delle altre amministrazioni. In che modo? «Attraverso strumenti normativi e contrattuali, con valutazione e remunerazione basate sul risultato», si legge nel documento del governo. Insomma, gli statali saranno pagati sempre più in base ai risultati che saranno in grado di ottenere. Il meccanismo sarebbe legato a filo doppio con lo smart working e dunque alla necessità di misurare in qualche modo la produttività dei dipendenti pubblici.
Recovery , Cottarelli: «Con queste liti nel governo si rischia di far deragliare il piano»
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IL PALLINO
Un vecchio pallino di tutti i governi, finora mai attuato. Quando al ministero della Funzione pubblica c'era Renato Brunetta, ipotizzò il meccanismo delle faccine: quella col sorriso voleva dire che l'ufficio pubblico era promosso, quella triste che era bocciato. I tempi sono cambiati. E oggi ci sono altri modi di misurare la soddisfazione dei cittadini. L'idea del governo sarebbe quella di monitorare i social media. Ormai, del resto, è sulle piattaforme che gli utenti fanno sentire la propria voce. Nella Pa, insomma, l'ingresso di data analist servirebbe anche a questo, a verificare il gradimento delle amministrazioni e dei singoli uffici e a interagire con i dirigenti e con il sistema di valutazione dei risultati. Tutto questo dovrebbe permettere di giudicare meglio il funzionamento delle varie articolazioni amministrative e premiare soltanto i più meritevoli. Con un attenzione alle eccellenze. Anche qui non è una novità assoluta. Ci aveva provato anche il governo Renzi, quando aveva stabilito che una quota dei premi dovesse essere riservata al 10% dei dipendenti migliori della pubblica amministrazione. Tutto rimasto lettera morta. A riprovarci, adesso, è il ministro della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone. Dovrà confrontarsi con i sindacati, reduci da uno sciopero generale del pubblico impiego che ha ottenuto bassissime adesioni, ma ancora determinati a portare al tavolo del contratto tutte le loro richieste. A partire da una dotazione di fondi per gli aumenti contrattuali, superiore ai 3,7 miliardi garantiti dal governo e che comporterebbero un aumento del 4% delle retribuzioni. Cifra contestata dai sindacati. Il triennio contrattuale del pubblico impiego scade quest'anno. Il tavolo con le organizzazioni non è ancora convocato. La strada per una riforma del pubblico impiego che premi i risultati, insomma, appare ancora in salita.