Il limite di mille euro per la cancellazione delle cartelle esattoriali maturate entro il 2015 potrebbe salire fino a quota 1.500. È quanto filtra da ambienti di maggioranza alle prese con la messa a punto degli emendamenti alla legge di Bilancio. È la Lega, in particolare, a spingere per rendere più estensiva la sanatoria che, al momento, già offre un paracadute a circa il 70 per cento dei contribuenti alle prese con un debito fiscale. Il governo, sul punto, non ha ancora preso posizione ma il pressing è forte anche se affinché l’operazione vada in porto occorre trovare le adeguate coperture finanziarie. E le risorse sono poche, considerato che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiarito che per le modifiche alla legge di Bilancio il parlamento ha a disposizione appena 400 milioni.
IL MAGAZZINO
La logica che ispira un innalzamento del tetto a 1.500 euro dei crediti “cancellabili” nasce da un ragionamento diffuso nella maggioranza: il 93 per cento delle cartelle fiscali è ormai irrecuperabile e dare la caccia a debiti di piccolo taglio fa perdere tempo e denaro allo Stato incaricato di riscuotere.
In caso di pagamento rateale, come detto, gli interessi da corrispondere saranno calcolati al tasso del 2 per cento annuo. Per aderire alla definizione, il debitore dovrà presentare, entro il 30 aprile 2023, una dichiarazione all’agente della riscossione, con modalità, esclusivamente telematiche, che saranno pubblicate dallo stesso agente sul proprio sito internet entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore della manovra.
Altri due temi caldi per governo e maggioranza sono naturalmente Opzione donna e superbonus. Nel primo caso la stretta voluta dal ministero dell’Economia e inserita nella legge di Bilancio (che limita la platea alle lavoratrici impegnate ad assistere un familiare, oppure esse stesse disabili, o ancora coinvolte in crisi aziendali e dosa l’età di uscita in base al numero di figli) potrebbe essere rivista con una soluzione di compromesso: proroga delle vecchie regole, quindi diritto all’uscita senza limitazioni con 58 anni di età (59 per le autonome) e 35 di contributi, ma solo per sei mesi invece che per un anno. In attesa che si inizi a discutere di un assetto più definitivo della previdenza. In questo modo verrebbero dimezzati i costi della proroga.
IL NODO
E la ricerca delle coperture finanziarie è anche il nodo centrale per la questione superbonus, che però è affrontata non nella manovra ma nel decreto Aiuti Quater che deve essere convertito in legge. Il governo sta esaminando la possibilità di una proroga della scadenza del 25 novembre, data entro la quale i condomini dovevano presentare la comunicazione di inizio lavori (Cilas) al Comune, per fruire della originaria detrazione del 110%. I fondi risparmiati con questa “tagliola” servono però anche a finanziare la riapertura dell’agevolazione per un’altra categoria di immobili, le villette unifamiliari. Dunque la coperta rischia di essere corta. Alla fine non è escluso che l’estensione dei termini non arrivi a fine anno (come chiesto ad esempio da un emendamento di Forza Italia) ma si fermi dieci o quindici giorni prima. In ogni caso si tratterebbe di sanare le comunicazioni arrivate in ritardo.