Mps, il Mef vende un altro 12,5%. Il Tesoro incassa 650 milioni

Dopo il blitz di novembre, ceduta ancora una quota dell'istituto senese

Mercoledì 27 Marzo 2024 di Rosario Dimito
Mps, il Mef vende un altro 12,5%. Il Tesoro incassa 650 milioni

Il Tesoro si alleggerisce ancora nel capitale di Montepaschi.

Ieri a Borsa chiusa il Mef ha dato seguito alle aspettative, annunciando la vendita sul mercato, con un accelerated book building (procedura accelerata), di una seconda tranche del 12,5% che fa scendere la partecipazione dal 39,23 al 26,73%. La cessione completata in serata è avvenuta al prezzo di 4,15 euro per azione, con uno sconto del 2,49% sul prezzo di chiusura di ieri in Borsa. E dunque è stata una nota del Tesoro a far sapere che lo Stato incassa circa 650 milioni con questa mossa.

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Nell'ambito dell'operazione lo stesso Mef si è impegnato con i joint global coordinators e joint bookrunners a non vendere sul mercato ulteriori azioni Mps per un periodo di 90 giorni senza il consenso degli stessi coordinatori dell'offerta. L'operazione che vede in cabina di regia Jefferies, Citi, Bofa, Mediobanca, segue di cinque mesi la precedente discesa. Era il 20 novembre e il Ministero collocò sul mercato una fetta del 25% per la forte domanda degli investitori, rispetto all'iniziale 20%, diluendosi dal 64,2 al 39,2%: prezzo di 2,92 euro per un incasso di 920 milioni. Ora la vendita sarà a un valore per circa il 30% superiore.

IL DESTINO FUTURO

Va detto subito che con la cessione di ieri significa che il Ministero rinuncia alla quota parte di dividendo pari a 39,3 milioni che sarà pagato il 22 maggio. Siena a fronte di un super risultato finale 2023 di oltre 2 miliardi, ha anticipato di due anni la remunerazione dei soci: 0,25 euro ad azione per un controvalore di 315 milioni.
Il primo commento a caldo di qualche banchiere è che con questa seconda tranche si dimostra come via XX Settembre non voglia cristallizzare il premio. Sembra evidente che il Tesoro sia intenzionato a diluirsi progressivamente dal capitale rinunciando alla possibilità di guidarne il destino. Eppure la premier Giorgia Meloni all'inizio di gennaio 2023, aveva delineato uno scenario per la costruzione del terzo polo attorno a Mps. Ma da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, nel senso che gli scenari sono cambiati.


La gestione del presidente Nicola Maione, professionista doc con qualità relazionali e competenze specifiche, affiancato da Luigi Lovaglio ha completamente risanato l'istituto. Da inizio anno il titolo si è apprezzato di 1,5 miliardi (+39,7%). Non ci sono partner disponibili come ha verificato negli ultimi mesi il Ministro Giancarlo Giorgetti. Di recente un contatto con Unicredit non è andato a buon fine. Si è provato ad attrarre Bpm, ma Giuseppe Castagna è proteso in una strategia stand alone e anche Carlo Cimbri, presidente di Unipol che possiede il 19,9% di Bper e di Popolare Sondrio mette condizioni. Cimbri potrebbe fare un'operazione-spezzatino con Intesa Sanpaolo cedendogli sportelli nelle poche aree dove la quota di mercato non è a tappo. Ma il mercato non accetterebbe la divisione di Mps, pertanto entro fine anno, quando scade il termine concordato con Dg Comp per privatizzare la banca secondo gli impegni della ricapitalizzazione precauzionale del 2017, il Mef farà un terzo round di collocamento sul mercato, scendendo certamente sotto il 20%: a quel punto sarà Maione ad affrontare la navigazione scegliendo il destino di Siena.
 

Ultimo aggiornamento: 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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