Il terribile 2020 si è fatto sentire anche sulle dichiarazioni dei redditi. I dati diffusi ieri dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia si riferiscono ai modelli “730” e “Redditi” compilati dagli italiani l’anno scorso, ma relativi ai guadagni di quello precedente. Così le statistiche riflettono il calo dell’economia che ha caratterizzato il periodo più duro del Covid, accanto ad alcuni elementi di continuità con il passato: ad esempio il fatto che circa un contribuente su quattro versa un’imposta pari a zero.
LA CONTRAZIONE
Il prodotto interno lordo ha fatto segnare nel 2020 una diminuzione del 9 per cento in termini reali.
La flessione è invece forte per i redditi d’impresa (-11%) e per quelli da lavoro autonomo (-8,6%) mentre risulta più contenuta per i dipendenti (-1,6%). Quindi il “primato” degli autonomi va relativizzato, visto che nel 2019 questa categoria sfiorava i 58 mila euro medi. Si riduce poi l’ammontare del reddito da fabbricati sottoposto a tassazione ordinaria ma questo dipende anche dal maggior utilizzo del regime sostitutivo noto come “cedolare secca”. Guardando alle fasce di reddito, si riducono di più quelle centrali, soprattutto tra i 20 mila e i 50 mila euro, mentre crescono le più basse, fino a 10 mila euro. Grosso modo, si tratta di un segnale di arretramento del cosiddetto ceto medio.
Anche l’imposta netta versata dagli italiani si è ridotta, scendendo del 3,5 per cento a poco più di 159 miliardi. Il valore medio è stato di 5.250 euro e la media si riferisce a 30,3 milioni di contribuenti, ovvero il 74% del totale. Ci sono poi 10,4 milioni di soggetti che versano zero: o perché il loro reddito dichiarato non supera le soglie di esenzione, o perché l’imposta lorda è azzerata dalle detrazioni fruite. In realtà se si considerano anche coloro che sulla carta hanno un’imposta superiore a zero, ma poi percepiscono il bonus Irpef o il trattamento integrativo (le due forme in cui si è evoluto nel 2020 l’originario “bonus 80 euro) il numero degli italiani che non versano nulla sale a 12,8 milioni.
LA PIRAMIDE
Come già accadeva negli anni scorsi sono relativamente pochi i contribuenti con un reddito alto: meno del 4 per cento ha dichiarato 70 mila euro o più, ma queste persone pagano complessivamente circa il 29% dell’imposta complessiva. Sopra la soglia dei 300 mila euro l’anno poi c’è una quota davvero esigua di contribuenti, pari allo 0,13%: da loro arriva però il 5,6% dell’Irpef. Dall’altra parte della piramide si trovano coloro che dichiarano fino a 15 mila euro: sono il 27% del totale ma “valgono” solo il 4% dell’imposta. In mezzo (tra i 15 mila e i 70 mila euro) si colloca il 70% dei contribuenti, dai quali proviene il 67% dell’Irpef totale.
Dopo l’Irpef, le addizionali: quella regionale vale 12 miliardi, con un valore medio di 420 euro l’anno: nel Lazio però si arriva ad una media di 630, mentre la Sardegna si ferma a 270. L’addizionale comunale ammonta a circa 5 miliardi con un importo medio di 200 euro.