Yamal e Nord Stream. Sono i due sottili fili che ancora tengono legata Mosca all’Occidente. E viceversa. Attraverso di loro passa il gas che fornisce energia vitale all’Europa.
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LA MISSIONE
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è volato in Algeria insieme all’ad dell’Eni Claudio Descalzi per una missione lampo con l’obiettivo di aumentare la quota di gas algerino che arriva in Sicilia attraverso il gasdotto Transmed e che già oggi soddisfa il 28% della domanda italiana. Lo scorso anno sono arrivati 15 miliardi di metri cubi: 11 acquistati dall’Eni, tre dall’Enel e uno da Edison. Nell’immediato l’Algeria avrebbe dato la disponibilità ad aumentare la quota al massimo di 3 miliardi di metri cubi. Ma aumentare stabilmente il flusso di gas algerino non sarà semplice. Sonatrach ha investito poco in esplorazione e sviluppo dei giacimenti. Per anni è stato ripetuto che di gas ne sarebbe servito sempre di meno. Perché investire allora in nuovi giacimenti? Quelli esistenti poi, sono stati sempre più destinati a soddisfare la domanda interna algerina in crescita costante. Insomma, sarà probabilmente necessario che l’Eni si impegni a nuovi investimenti per aumentare la produzione. Il tempo rema contro. È la risorsa più scarsa di tutte. L’Italia, normalmente, comincia ad aprile a riempire gli stoccaggi per poter affrontare l’inverno. Ieri erano al 41%, significa 24 giorni di autonomia. Il gas russo continua a essere indispensabile.
LA PREOCCUPAZIONE
Il riempimento degli stoccaggi è la principale preoccupazione del governo. Per questo il consiglio dei ministri ha adottato un decreto per “razionare” il gas per la produzione di energia elettrica e dirottarlo verso le riserve strategiche. Lo spegnimento delle centrali a gas e l’attivazione di quelle a carbone, e persino di quelle a olio combustibile, servirà a spostare il metano risparmiato nella produzione di energia elettrica verso gli stoccaggi che serviranno ad affrontare la prossima stagione invernale.
Questa decisione è stata presa dal governo a prescindere dalla dichiarazione di uno stato di emergenza nelle forniture di gas come normalmente previsto e che per legge avrebbe dei criteri molto stringenti.
Nei giorni scorsi Terna ha chiesto a tutti i produttori italiani di energia elettrica di fornire un quadro completo della capacità produttiva e di tutte le centrali attivabili. Quelle a carbone al momento sono sei, perché una, quella di La Spezia, non è stata inclusa dall’Enel da quelle che possono essere utilizzate in quando “spenta” per decreto dal ministero della Transizione ecologica. Per riaccenderla, insomma, servirebbe un nuovo provvedimento. Intanto ieri i servizi segreti, nella loro relazione al Parlamento, hanno chiaramente spiegato che la forte dipendenza dell’Italia dalle importazioni di gas è un elemento di «criticità». Ma se gli stoccaggi funzionano e sono pieni, l’Italia è in grado di reggere anche l’impatto delle interruzioni del gas in arrivo dalla Russia. Ma gli stoccaggi devono essere pieni.