Def, riforma dei bonus: deficit giù in sette anni. Stop ai crediti di imposta automatici

Il debito nel 2025 salirà a 3mila miliardi

Giovedì 11 Aprile 2024 di Andrea Bassi
Def, riforma dei bonus: deficit giù in sette anni. Stop ai crediti di imposta automatici

ROMA L'Italia contratterà con l'Unione Europea un aggiustamento dei conti in sette anni, il massimo consentito.

E il taglio del cuneo sarà confermato anche grazie a una riforma dei crediti di imposta, a partire dai bonus edilizi. Ma perché i sette anni? La ragione è facilmente intuibile. Spalmando lo sforzo su un periodo più lungo, sarà più semplice trovare all'interno dei conti pubblici le risorse necessarie per finanziare le misure che il governo intende adottare con la prossima manovra di Bilancio. A partire dalla conferma per almeno un altro anno, del taglio dei contributi sui redditi fino a 35 mila euro.

Taglio del cuneo prorogato al 2025, la misura equivale a un aumento in busta paga di 100 euro al mese

Non confermare lo sgravio significherebbe, a partire da gennaio del prossimo anno, un taglio netto delle buste paga mensili dei dipendenti di un centinaio di euro. Leggendo in controluce il Def, il documento di economia e finanza, reso finalmente noto nella sua interezza emerge, nonostante la mancanza di indicazioni precise sulla prossima manovra, il piano di fondo che il governo intende seguire in vista del prossimo autunno. Il quadro completo si avrà soltanto quando la Commissione europea avrà determinato le linee guida da seguire alla luce della nuova governance sui conti pubblici approvata in Europa. E le prime indicazioni arriveranno entro il 21 giugno. Nel documento è stata inserita una tabella che dà l'idea di quale sforzo attende il governo per confermare tutte le misure introdotte lo scorso anno e che sono in scadenza a dicembre. Se fossero prorogate la decontribuzione, il taglio dell'Irpef, il bonus mamme, la riduzione del canone Rai e tutte le altre misure introdotte nella scorsa manovra, il deficit salirebbe nel 2025 dal 3,7 al 4,6 per cento. Si tratta di uno scostamento di 18-20 miliardi.

Per capire se sarà possibile negoziare una qualche flessibilità, bisognerà comunque attendere le linee guida dell'Europa, e soprattutto vedere quale maggioranza al Parlamento europeo uscirà dalle urne di giugno. Nella sua introduzione al Def, Giorgetti spiega comunque che il governo sceglierà il percorso "lungo" di rientro, quello di sette anni, e non quello più breve di quattro anni previsto dalla governance europea. Il primo rilevante vantaggio del "settennato", è che per tutto questo periodo l'Italia non dovrà rispettare la regola che impone ogni anno di tagliare il debito pubblico di un punto percentuale. E siccome nel 2025 il debito arriverà a 3.000 miliardi, si eviterà una riduzione di 30 miliardi l'anno. Il governo è riuscito a evitare comunque, che il rapporto tra il debito e il Pil sfondasse la soglia del 140 per cento. Per tenerlo sotto controllo torneranno utili i proventi delle privatizzazioni e una gestione più "dinamica" della tesoreria pubblica. Il vincolo più importante da rispettare sarà la correzione "strutturale" del deficit dello 0,5 per cento l'anno. Che però, potrà essere ulteriormente ridotta per tenere conto dell'effetto del caro-interessi dovuto ai tassi della Bce.

IL PASSAGGIO

Il Def, come detto, ha confermato quanto già anticipato da Giorgetti: la priorità della prossima manovra sarà prorogare il taglio del cuneo. I soldi, e anche qui dal Def arriva una conferma, saranno trovati anche attraverso una nuova stretta sui crediti di imposta, a cominciare dai bonus edilizi. Come si interverrà. Parlando alle Camere qualche settimana fa, Giorgetti aveva spiegato che l'idea era quella di concedere meno sconti "automatici" e più agevolazioni "su richiesta". L'idea è che se lo sconto è deliberato dall'amministrazione e non invece concesso automaticamente al contribuente, si riesce ad avere un maggiore controllo sui conti pubblici. Sul Superbonus un'ipotesi potrebbe essere un nuovo allungamento delle detrazioni da quattro a dieci anni, in modo da spalmare lo sforzo per i conti pubblici su un periodo più lungo.


Tenere in ordine i conti per il governo rimane l'obiettivo principale. E anche per questo, si legge nel documento, l'intenzione è andare avanti con il Pnrr e con le riforme. Solo grazie agli investimenti sul digitale e sulla transizione energetica resi possibili dal Piano europeo, il debito potrà tornare nel 2031 sotto il 134 per cento. Nella sua introduzione al Def, Giorgetti ha spiegato che l'economia italiana «si è distinta per un elevato grado di resilienza a fronte di ripetuti shock e la crescita dell'occupazione è continuata anche in una fase di minore dinamismo del Pil».
 

Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci