Due punti di contributi previdenziali in meno per i dipendenti la cui retribuzione annuale lorda arriva a 35 mila euro (corrispondenti a 2992 al mese). Un punto in più, e quindi tre in tutto, per quelli il cui stipendio non supera i 20 mila l’anno (1.538 mensili, sempre in termini lordi). Vale circa 5 miliardi la mossa del governo Meloni in tema di cuneo fiscale, una mossa che nelle intenzioni rappresenta il primo passo verso la riduzione strutturale degli oneri che gravano sul lavoro: il traguardo è quello di un taglio di cinque punti per tutti, con beneficio ripartito per due terzi ai lavoratori e per il restante terzo alle imprese.
LA SCADENZA
Di fatto viene esteso lo sconto contributivo che era stato introdotto, in due tempi dal precedente esecutivo, che però non era finanziato per il prossimo anno e dunque sarebbe andato a scadenza a dicembre.
Una decontribuzione di tipo diverso e più ampia (fino a un massimo di 6 mila euro) è quella a favore delle aziende, per le assunzioni di giovani fino a 35 anni. I lavoratori dipendenti non avranno invece benefici diretti sul fronte della tassazione Irpef, perché è saltato, per il momento, il progetto di “imposta piatta incrementale” ovvero applicata sul maggior reddito guadagnato rispetto a quello degli anni precedenti. Tra le misure allo studio negli ultimi giorni ce ne è però una che si muove più o meno nella stessa direzione, ma vale solo per i premi aziendali di risultato, riconosciuti ai dipendenti anche in applicazione della contrattazione di secondo livello, a fronte di aumenti di produttività. Attualmente questa componente della retribuzione è tassata al 10 per cento fino ad un massimo di 3 mila euro: dal prossimo anno il prelievo potrebbe scendere al 5 per cento, mentre verrebbe applicata un’aliquota sostitutiva più bassa (10-15%), invece di quella ordinaria Irpef, anche sulla parte eccedente.
I FRINGE BENEFITS
Infine va ricordato che il recente decreto Aiuti quater ha innalzato a 3 mila euro la soglia al di sotto della quale sono detassati i fringe benefits che i datori di lavoro possono riconoscere ai propri dipendenti per varie finalità di welfare, incluso il pagamento delle bollette di elettricità o gas. Una novità che per ora riguarda solo il 2022 ma in legge di Bilancio può essere estesa anche al prossimo anno. In questo modo le aziende avrebbero più tempo per destinare queste risorse ai lavoratori.