Il divorzio dell'Ue dal petrolio russo è un affare molto serio per Mosca. L'embargo sarà graduale e l'obiettivo di Bruxelles è bloccare il 90% dell'import Ue a fine anno ma, se l'operazione riuscirà, la Russia perderà molto dell'ossigeno che dirotta alle sue forze armate. Secondo i calcoli degli esperti, in particolare del Centro studi Crea, Mosca a fine anno incasserà quasi 300 milioni di euro al giorno rispetto ai livelli attuali. Per ora i danni sono relativi perché paradossalmente la Russia sta registrando un boom del gettito parallelo all'impennata dei prezzi delle materie energetiche fossili. Ovviamente si tratta di stime basate sui prezzi attuali del greggio che ieri hanno subito l'ennesima impennata a 123 dollari a barile (159 litri) per il tipo Wti estratto in Europa, addirittura il 58,5% in più rispetto ai 72 dollari di inizio anno.
Petriolio, l'embargo e i due paletti
«Quella di Bruxelles è una decisione di enorme portata - spiega Davide Tabarelli, guru italiano dell'energia - Mosca lavora ogni giorno 7 milioni di barili di petrolio per tutto il mondo.
L'effetto dell'embargo
L'embargo ha un altro effetto: irrigidisce l'intera filiera energetica mondiale. Non solo perché i prezzi della materia prima sono altissimi anche in Usa così come nei paesi poveri e stanno provocando un'ondata inflattiva globale ma anche per ricadute a cascata di ogni genere. Una delle più importanti riguarda l'Italia, per l'esattezza Priolo, in Sicilia, dove si vota per le Regionali a breve. Qui le raffinerie della russa Lukoil lavorano il 25% del diesel e della benzina per le nostre automobili. Se quelle raffinerie dovessero chiudere salterebbero 1.000 posti diretti e 1.500 indiretti. Ieri la viceministra allo Sviluppo, Alessandra Todde, pentastellata, ha tenuto un confronto a Roma per aprire il dossier. Che presto potrebbe passare al ministro Giorgetti e a Palazzo Chigi.