L'Italia si prepari alla stretta: banche parafulmine della crisi in Eurozona

Martedì 9 Maggio 2017 di Rosario Dimito
Giuseppe Vegas presidente uscente della Consob
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MILANO - Le banche con il loro carico di Npl, sono state il parafulmine della crisi dell'Eurozona anche in seguito ai diktat della Vigilanza Bce: nata per uniformare la supervisione, essa «ha in parte contribuito ad apportare nuovi fattori di tensione». Nell'ultima relazione al mercato finanziario da presidente Consob - il mandato settennale scade a dicembre e non è rinnovabile - Giuseppe Vegas ha dedicato ampio spazio agli istituti nella prima delle quattro parti del suo intervento, non senza un forte riferimento al tema FinTech e ai rischi di sgretolamento del sistema bancario qualora non si cogliesse per tempo il fenomeno. Naturalmente la presenza dei crediti deteriorati rende più difficile tutto, «ma la fretta (imposta dalle autorità europee, ndr) è cattiva consigliera». Peraltro, l'impatto sui bilanci di una loro gestione frettolosa risulta inversamente proporzionale ai guadagni degli intermediari che li acquistano a prezzi da svendita. Sostiene Vegas che «l'impatto degli Npl sui bilanci delle banche si riduce quanto più si allunga l'orizzonte temporale della loro gestione». Dunque, onde evitare ulteriori danni al sistema, è urgente «la creazione di un mercato regolamentato dei crediti deteriorati».
Sono stati sette anni «intensi e travagliati» a causa di fortissime turbolenze nelle quali Vegas è riuscito a gestire le varie vicende incastonatesi nella crisi dei subprime, amplificata successivamente da quella dell'Eurozona che in Italia negli ultimi anni ha fatto perdere «competitività rispetto alla Germania» e «ha sottoposto il sistema creditizio ad uno stress senza precedenti». Tra gennaio 2011 e aprile 2017 l'indice FtseMib è rimasto quasi invariato (+2,1%), mentre gli altri listini hanno beneficiato di rialzi a due cifre. L'Italia si leccava le ferite per l'incapacità a reagire, l'Europa approfittava «di una politica monetaria fortemente espansiva». Mentre non ha esitato a stigmatizzare lo zelo della Vigilanza Bce, Vegas non ha però mancato di riconoscere a Mario Draghi il merito di «aver scongiurato il rischio di disgregazione dell'area», concedendo «tempo per attuare le riforme necessarie ad adattarci alla moneta unica: questa opportunità non è però stata colta a pieno».
Tre le parole chiave per reagire: convergenza, stabilità e competitività. Completare le riforme, sottolinea Vegas, per «generare un ambiente favorevole agli investitori e allo sviluppo delle imprese». In più vanno assolutamente rilanciate le liberalizzazioni.
Tornando alle banche, Vegas ha bocciato il bail-in («il primo bilancio non può dirsi positivo») perché «addebita l'onere dei salvataggi a investitori, azionisti, obbligazionisti e risparmiatori-correntisti per depositi superiori a 100 mila euro». La sua attuazione con effetti retroattivi, intempestiva e troppo zelante, ha introdotto elementi distorsivi tanto che egli non esita a definirla «scelta infelice». Salutare sarebbe ora il correttivo per gli obbligazionisti «di una soglia di salvaguardia a 100 mila euro». Sempre riferendosi alle regole, Vegas ha chiesto un ripensamento anche sulla disciplina italiana sull'Opa, «che ha evidenziato problemi di asimmetria applicativa e mancanza di reciprocità». Quindi, rivolto all'Europa e pensando ai tanti casi transnazionali che hanno generato scontri: «Resta da definire, possibilmente su basi comuni, la questione della tutela delle imprese considerate di interesse strategico nazionale».
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Ultimo aggiornamento: 11:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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