Cresce il risparmio nel Paese, ma gli italiani temono il futuro

Giovedì 27 Ottobre 2016
Cresce il risparmio nel Paese, ma gli italiani temono il futuro
Continua a crescere il risparmio in Italia. Per il quarto anno consecutivo aumenta la quota di italiani che sono riusciti a mettere da parte qualche euro negli ultimi dodici mesi. Secondo un'indagine di Acri e Ipsos per la Giornata mondiale del risparmio passano dal 37% del 2015 al 40% del 2016, il dato più alto da 13 anni. Mediamente gli italiani stanno meglio di due-tre anni fa ma sono attanagliati da timori per il futuro. L'86% crede che la crisi durerà ancora per anni e metà si aspetta che l'Italia tornerà ai livelli del 2007 solo dopo il 2021.

Alle preoccupazioni per il destino del Paese si aggiungono poi quelle di una crisi dell'Unione europea, un'istituzione nella quale la maggioranza non ha più fiducia. In questo contesto di incertezza, il 67% preferisce lasciare le proprie risorse liquide, chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi e torna a crescere chi vede nel mattone l'investimento ideale (il 30% del campione). Del resto, tre italiani su quattro bocciano come inefficaci le leggi e controlli a tutela del risparmio e il 67% si attende che i risparmiatori saranno ancora meno protetti nei prossimi anni. Preoccupano le turbolenze dei mercati bancari e finanziari mentre il fondo Atlante, nato per sostenere la capitalizzazione delle banche e la gestione dei crediti deteriorati, secondo il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, è stato «abbandonato al suo destino» anche se «ha salvato il sistema bancario italiano» con gli interventi in Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza. Al momento della messa a punto di Atlante «avrei fatto meglio a non partecipare alle riunioni perché ho costretto i miei amici e colleghi delle fondazioni a metterci 536 milioni», confida ora Guzzetti.

In quelle riunioni, «erano chiari obiettivi e finalità di Atlante ed era chiaro chi doveva metterci i soldi, ma poi le banche straniere non ce li hanno messi anche se avrebbero dovuto perché operano nel paese», spiega Guzzetti chiamando in causa Credit Agricole e Bnp Paribas. «Dovevamo dare ad Atlante un bel pacco di miliardi, - continua l'ex banchiere - fare veramente il mercato e rompere l'oligopolio delle cinque società americane che, di fronte all'esigenza delle nostre banche di liberarsi delle sofferenze, hanno comprato a 13 centesimi, a 15, 16, 17».
Di diverso avviso è il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che si dice convinto che il Fondo Atlante, insieme al meccanismo di garanzia Gacs «contribuiranno ad accendere l'interesse ad investire nelle attività deteriorate italiane», anche se il processo di riassorbimento dei crediti in sofferenza «richiederà inevitabilmente del tempo e dovrà essere valutato in un orizzonte temporale di medio periodo», osserva il ministro a un question time alla Camera. «Solo un sistema bancario solido è in grado di sostenere in modo efficace e duraturo l'economia e le famiglie», aggiunge Padoan. A oggi le famiglie italiane - nel quadro tracciato da Acri ed Ipsos - appaiono divise tra le classi medie e più abbienti, che ricominciano a spendere e risparmiare, e quelle in difficoltà, colpite direttamente dalla crisi, che sono oltre una su quattro e risultano in crescita rispetto al 2015. Aumentano così al tempo stesso sia quanti riescono a risparmiare sia quanti sono costretti a intaccare i risparmi o indebitarsi per far fronte alle esigenze quotidiane. Questi ultimi passano dal 22% del 2015 al 25% del 2016.
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