Pensioni, la Ragioneria dello Stato stima già l'adeguamento dell'età a 67 anni

Martedì 18 Luglio 2017 di Luca Cifoni
La pagina del Rapporto della Rgs con il riferimento ai 67 anni
Sulla questione dell'adeguamento automatico all'aspettativa di vita dei requisiti pensionistici il governo ha detto di voler attendere l'autunno per verificare i valori demografici dell'Istat, in base ai quali dovrebbe scattare nel 2019 il passaggio a 67 anni dell'età della vecchiaia (dagli attuali 66 e 7 mesi) e l'aggiornamento sempre di cinque mesi degli altri requisiti.

​In realtà dal punto di vista tecnico il salto in avanti pare delineato e la possibilità che siano i numeri a impedirlo - pur esistendo - non è molto concreta. Infatti i dati provvisori Istat parlano di un avanzamento della speranza di vita pari ad almeno lo 0,4 per cento nel triennio 2013-2016 (quello rilevante) nonostante la momentanea retromarcia del 2015. Proiettando la percentuale sull'anno, ovvero moltiplicando per 12, i mesi in più sono appunto cinque.

​Di questa situazione prende atto la Ragioneria generale dello Stato nell'anticipazione del suo annuale Rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico. Come si vede nell'immagine della pagina 39,, nel 2019 l'età della vecchiaia è stimata appunto a 67 anni, salvo revisioni da parte dell'istituto di statistica.

​A questo punto la partita è essenzialmente politica e per il governo aspettare l'autunno equivale essenzialmente a prendere tempo. Il decreto di adeguamento dei requisiti deve essere fatto in via amministrativa entro l'anno, senza margini di discrezionalità. Per evitarlo servirebbe una legge, ma l'esecutivo dovrà valutare se assumersi la responsabilità di innestare la marcia indietro sulle riforme di questi anni e di tornare ad affidare alla mediazione politico-elettorale di breve periodo le regole del sistema previdenziale.
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