Monte dei Paschi, rush finale per la cessione delle sofferenze

Lunedì 11 Luglio 2016 di Michele Di Branco
Monte dei Paschi, rush finale per la cessione delle sofferenze
ROMA Mentre il negoziato Roma-Bruxelles sulle banche italiane in difficoltà continua, Mps è chiamata a rispondere al richiamo della Bce sui crediti in sofferenza. Una partita che Siena vorrebbe giocare il più possibile in autonomia, anche se appare quasi certo un intervento della mano pubblica qualora dovesse diventare inevitabile, come appare praticamente certo, procedere a un nuovo aumento di capitale. Anche se da qui al 29 luglio si riuscisse a presentare uno schema efficace di gestione degli Npl utilizzando il fondo Atlante (la vigilanza chiede di smaltire in 3 anni 10,4 miliardi di sofferenze) resta comunque la spada di Damocle dei risultati degli stress test Eba che la banca potrebbe non superare. «Stiamo lavorando intensamente con le autorità per individuare in tempi brevi una soluzione strutturale e definitiva degli Npl» aveva affermato l'ad di Palazzo Salimbeni Fabrizio Viola al termine dell'ultimo Cda aggiungendo che la banca aspetta di ricevere dalla Bce la lettera nella versione definitiva. «Riteniamo quindi corretto dare disclosure sia dei contenuti della lettera di Bce che di quelli della nostra posizione solo nel momento in cui questo scambio si sia concluso» la formula con la quale Viola aveva preso tempo alla fine della scorsa settimana. Parole cadute proprio nelle ore in cui la capitalizzazione era precipitata a quota 777 milioni di euro: il valore più basso di sempre. Lo schema salva-Siena che ha in mente Palazzo Chigi, che sta giocando la sua partita neppure troppo dietro le quinte, vede in prima linea il fondo Atlante, già intervenuto sulle banche venete, rafforzato con un'iniezione di capitale da 5-6 miliardi che gli permetta di acquistare alcuni pacchetti di sofferenze dal Monte e garantirne l'eventuale aumento di capitale.

LE RISORSE
Questa operazione scatterebbe però solo in una seconda fase, con eventuale garanzia pubblica sull'inoptato. Il piano però ha molte incognite e ostacoli sul suo cammino. Innanzitutto le risorse di Atlante o Atlante2. Jp Morgan calcola che Atlante possa rilevare fra i 20 e i 50 miliardi di Npl e risolvere il problema del Monte, ma mancano all'appello oltre 3 miliardi perché Atlante ha in cassa solo 1,75 residui e gli istituti di credito già stressati per la risoluzione delle 4 banche e per altri oneri non vogliono mettere la differenza. Per questa ragione le risorse vanno cercate anche altrove e i riflettori vanno alla Cdp che in Atlante 1 era in posizione subalterna mentre qui potrebbe giocare un ruolo maggiore anche perché il secondo fondo non rileverebbe capitale ma strumenti finanziari. La Cassa resta pur sempre controllata dal Tesoro e garantire l'inoptato del Monte porterebbe lo Stato a essere azionista di maggioranza, seppure pro tempore, in caso l'aumento fosse snobbato dagli investitori.
Quanto alle possibili resistenze europee, il responsabile economico del Pd Filippo Taddei ha spiegato che sulla ricapitalizzazione di Mps «non ci sarà alcun veto perché l'articolo 45 della Comunicazione della commissione Ue sul settore bancario autorizza interventi dello Stato nel capitale delle banche in difficoltà, sospendendo il bail in e le conseguenze negative per gli obbligazionisti, quando sia a rischio la stabilità finanziaria del sistema. Le regole Ue sono spesso più avanzate di quanto non si dica». Polemico M5S, secondo cui «la creazione di un altro fondo Atlante per comprare una parte dei crediti in sofferenza di Mps non risolverà il problema, ma farà respirare le borse per qualche mese prima di un nuovo tracollo. Più passa il tempo, più il crack sarà devastante».
Ultimo aggiornamento: 08:08