Statali, Madia: assunzioni mirate e mai più precari nella Pa

Mercoledì 27 Luglio 2016 di Andrea Bassi
Statali, Madia: assunzioni mirate e mai più precari nella Pa
Doveva essere il giorno del dialogo. Con i sindacati chiamati dopo un lungo black out nei rapporti, a sedersi al tavolo insieme al governo per discutere il rinnovo del contratto degli statali bloccato da ben sette anni. E invece la giornata è iniziata con una polemica con il sindaco di Roma Virginia Raggi su chi abbia il merito dell’assunzione di un migliaio di maestre precarie della Capitale. 

Ministro Marianna Madia, la Raggi sostiene che vi ha messo sotto pressione per ottenere le assunzioni. Merito suo dunque?
«Correttezza istituzionale vorrebbe che si dicesse la verità». 

La Raggi è stata scorretta?
«Più che altro credo che sia un segnale di debolezza che il primo atto serio che si fa, lo si faccia dicendo una bugia».

E quale sarebbe la verità?
«La norma che permette l’assunzione delle maestre precarie è stata approvata dal governo sulla base di un preciso impegno che avevo preso: quello di far iniziare l’anno scolastico con una soluzione definitiva. Ed è stato il frutto di un percorso serio e lungo, iniziato a settembre dello scorso anno con una circolare del ministero. Del resto non è un problema che riguarda solo Roma».

Com’è andato l’incontro con i sindacati? 
«Dal mio punto di vista bene». 

Cosa vi siete detti?
«Ho proposto un percorso comune che riguarda non solo il rinnovo del contratto, ma anche il Testo unico, la riforma del pubblico impiego, alla quale stiamo lavorando. Si tratta di due atti che si parlano su temi importanti: la valutazione, il reclutamento, la mobilità».

Come avete deciso di procedere?
«Nel prossimo mese i sindacati avranno un confronto tecnico con il presidente dell’Aran Sergio Gasparrini, e poi a settembre ci rivedremo per confrontarci sulle loro eventuali proposte».

Rimane il fatto che secondo i sindacati i 300 milioni di euro stanziati dal governo per il rinnovo del contratto sono pochi. Aumenterete le risorse?
«Questo è un argomento che potrà essere discusso solo in sede di manovra di bilancio. Vedremo lì se ci sono altri fondi». 

I sindacati contestano anche l’idea che gli aumenti siano limitati ai redditi più bassi. Se la soglia fosse quella dei 26 mila euro del bonus da 80 euro, le buste paga verrebbero ritoccate a solo 800 mila lavoratori su tre milioni.
«Sulle soglie ho sentito molte ipotesi fantasiose. Ho semplicemente detto che vanno privilegiati coloro che hanno subito maggiormente gli effetti della crisi. Francamente chi guadagna 200 mila euro l’anno può anche attendere un altro giro. Ma le soglie saranno oggetto del confronto con i sindacati. Lo decide la contrattazione».

 

Secondo alcune bozze che circolano, quello pubblico non sarà più un posto fisso. Gli statali saranno licenziabili?
«Le bozze sono bozze, ne girano tante. Altra cosa è la decisione del Governo, che arriverà entro febbraio 2017. Affronteremo tutto a tempo debito. Quello che faremo sicuramente nel testo unico, è confermare che per gli statali si applica sempre il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo Detto questo però chi sbaglia deve essere licenziato. Dal jobs act, invece, prenderemo spunto per altre norme». 

Quali?
«Quelle per mettere fine al precariato nella Pubblica amministrazione. Non dovrà più essere possibile utilizzare contratti precari per coprire esigenze di organico stabili. È quello che è successo con le maestre degli asili. Rivedremo anche i meccanismi di reclutamento». 

In che modo?
«Anche l’amministrazione pubblica deve iniziare a ragionare come ragionerebbe un ufficio del personale di un’azienda privata. Vanno capite quali professionalità servono e in quali amministrazioni servono, il turn over deve diventare selettivo e non indistinto come è oggi. Se ho bisogno di un medico non devo assumere un amministrativo». 

Fino al 2018 però il turn over è in pratica bloccato?
«Se le assunzioni sono mirate i blocchi al turn over possono saltare. La riforma del resto prevede il passaggio dalle piante organiche ai fabbisogni. Il punto centrale è che devo fare in modo che ci siano gli uomini e le donne che servono nelle amministrazioni giuste. È un tema enorme, che si lega anche alla mobilità». 

Un altro passaggio delicato. Oggi è possibile trasferire d’imperio uno statale da un ufficio all’altro entro 50 chilometri. Sono in arrivo grandi spostamenti dopo quello dei dipendenti delle Province?
«Quello delle Province è stato un test di successo. Ci dicevano che non saremmo riusciti a muovere nemmeno una persona. Invece abbiamo completato il processo valorizzando le professionalità dei dipendenti. Abbiamo dimostrato che la mobilità può funzionare».

Sulla valutazione i sindacati sono preoccupati dall’attuazione delle norme della Brunetta che prevedono l’esclusione dai premi di almeno il 25% dei dipendenti pubblici. Avete discusso anche di questo?
«Si, ne abbiamo discusso. Sulla valutazione non ci può che essere una differenziazione. Anche su questo punto c’è la possibilità di intervenire attraverso il testo unico sul pubblico impiego. Ai sindacati ho detto che se loro hanno proposte meno rigide della Brunetta per valutare i dipendenti, sono disposta a discuterne. Per me il principio deve essere una valutazione seria, differenziata. Basta con i premi a pioggia». 

 
Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 10:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA