Equitalia addio, alle Entrate si apre la partita sul vertice

Venerdì 21 Ottobre 2016 di Andrea Bassi
Equitalia addio, alle Entrate si apre la partita sul vertice

ROMA La soluzione più hard prevede quello che in finanza verrebbe definito un «reverse take over», ossia una società controllata che compra la sua controllante. Il progetto di fusione di Equitalia nell'Agenzia delle Entrate potrebbe somigliare proprio a questo. In un certo senso invece di «pubblicizzare» la società di riscossione, si potrebbe alla fine «privatizzare» l'Agenzia. Qualche indicazione in più si avrà non appena il governo pubblicherà - tra oggi e domani - il decreto fiscale che dovrà avviare l'operazione che entro il prossimo mese di giugno porterà alla scomparsa della società pubblica di riscossione oggi controllata al 51% dalla stessa Agenzia delle Entrate e per il rimanente 49% dall'Inps. È probabile che il provvedimento si limiti a stabilire un cronoprogramma per la fusione, rinviando invece ad altre norme l'attuazione concreta della riforma. Anche perché i nodi da sciogliere sono tanti. E complessi.

I PASSAGGI
A cominciare da quello del personale, per finire a quello di chi sarà affidata la nuova macchina, anche considerando che a giugno del prossimo anno scadrà il mandato di Rossella Orlandi.

Ma quali sono i nodi? I dipendenti di Equitalia hanno un contratto bancario, di tipo privato, molto più ricco di quello «pubblico» dei dipendenti del Fisco. Difficilmente potrebbero essere assorbiti in un ente pubblico non economico, come l'Agenzia, senza passare per un concorso. Si rischierebbe il bis di quello che è già accaduto con l'annoso caso dei «dirigenti illegittimi», i funzionari del Fisco promossi senza selezione pubblica e retrocessi da una sentenza della Corte Costituzionale. Un problema che si somma a quello della fusione con Equitalia, perché i bandi che dovevano garantire entro la fine dell'anno l'assunzione dei dirigenti per coprire le 800 posizioni ancora temporaneamente occupate dai funzionari, sono stati sospesi dalla giustizia amministrativa. Una delle possibilità che sarebbe allo studio per risolvere sia il problema dell'assorbimento del personale di Equitalia che quello dei dirigenti illegittimi, sarebbe la trasformazione della Agenzia delle Entrate in un ente pubblico economico, veste che già oggi ha, per esempio, il Demanio. Il vantaggio sarebbe quello di poter utilizzare strumenti «privatistici» di gestione, soprattutto per quanto riguarda i dipendenti. Si risolverebbero in pratica due problemi in una volta sola: quello di Equitalia e quello dei dirigenti. Il problema è che difficilmente tutta l'attività del Fisco è «privatizzabile». L'accertamento dell'evasione per esempio, è un'attività di rilevanza pubblica. Allora la seconda ipotesi sarebbe quella di trasformare in ente pubblico economico solo la parte «servizi» dell'Agenzia, come per esempio le visure catastali o altri servizi on line, oltre ovviamente a Equitalia, che perderebbe la natura di società per azioni per entrare a far parte del braccio servizi dell'Agenzia. Solo ipotesi, per ora. Anche perché da qui a giugno molte cose dovranno essere chiarite. Manca, per esempio, ancora un decreto attuativo della riforma Madia della Pubblica amministrazione che, secondo la legge delega, dovrà portare la vigilanza e la nomina dei vertici delle Agenzie fiscali dal Tesoro a Palazzo Chigi. Pure le regole della riscossione dovranno essere riscritte, anche per evitare che le storture e le vessazioni di Equitalia, come le ha definite Matteo Renzi, vengano poi riprodotte all'interno dell'Agenzia. Solo una volta stabilito il cosa dovrà fare la nuova Agenzia, il governo inizierà a ragionare sul chi dovrà guidarla. Non è un mistero che Renzi apprezzi l'ad di Equitalia Ernesto Maria Ruffini, con la sua idea di un Fisco che «non sia più identificato con il volto di Lord Fener», il cattivo di Guerre Stellari.

Ultimo aggiornamento: 09:46