Il governo: 300mila posti per i giovani nel 2018

Mercoledì 23 Agosto 2017 di Andrea Bassi
Il governo: 300mila posti per i giovani nel 2018

ROMA Le misure allo studio del governo per il taglio del cuneo fiscale per i giovani, devono fare i conti con Bruxelles. Per la Commissione discriminare i lavoratori in base all'età non sarebbe possibile. Per questo il governo in queste ore sta studiando dei correttivi al piano per la decontribuzione per i neo assunti. Per Bruxelles un compromesso accettabile, potrebbe essere quello di limitare lo sgravio del 50 per cento dei contributi per i primi tre anni, soltanto ai giovani fino a 29 anni. A spiegarlo ieri è stato il consigliere economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi. Fissare l'asticella a 29 anni è, ha spiegato Leonardi, è una scelta «preferibile» per rispettare le norme europee. Nei giorni scorsi si era invece parlato di un'asticella posta leggermente più in alto, a 32 anni, anche se con uno sgravio più contenuto nel tempo, di due anni invece che di tre. Leonardi ha anche spiegato che con il dimezzamento dei contributi il governo punta a incentivare, per il primo anno, fino a 300 mila assunzioni stabili di giovani. Il meccanismo sarebbe assai simile a quello già sperimentato nel 2015 al momento dell'introduzione del jobs act. La decontribuzione permanente comporterebbe il dimezzamento dei contributi versati dalle imprese, che attualmente pagano un'aliquota di circa il 24%, con un tetto massimo di sconto fiscale di 3.250 euro. Al momento, insomma, non sarebbe entrato nei piani anche uno sconto sulla parte pagata dal lavoratore (circa il 9%), proposta dal vice ministro dell'Economia Enrico Morando per rendere più pesanti anche le buste paga.

LE QUESTIONI APERTE
Il nodi da sciogliere, però, sono ancora diversi. Lo sgravio biennale o triennale per i neo assunti sarà strutturale. Ma il governo sta ancora valutando, come ha confermato lo stesso Leonardi, se introdurre una misura ulteriore, che riduca stabilmente i contributi di 3 o 4 punti percentuali per tutti gli anni a venire. La misura è pensata sempre per i neo assunti e, quindi, dovrebbe rispettare il vincolo dei 29 anni. Nelle intenzioni, in questo caso, il beneficio andrebbe diviso esattamente a metà tra l'impresa e il lavoratore. Ma anche su questo punto c'è da fare i conti con le regole europee. Se uno sgravio limitato ai primi anni di carriera potrebbe essere accettato, una riduzione del cuneo riservata ad una platea di lavoratori selezionata in base all'età, potrebbe avere qualche difficoltà maggiore a passare il vaglio di Bruxelles. L'alternativa sarebbe un taglio delle aliquote per tutti i lavoratori. Si tratta di una misura «choc» che, se divisa tra imprese e dipendenti, renderebbe più economico il costo del lavoro per le prime e più alti i redditi per i secondi. Sarebbe anche coerente con la fase tre del cronoprogramma che aveva annunciato l'ex premier e attuale segretario del Pd, Matteo Renzi, che aveva promesso di ridurre le tasse. La controindicazione sono i costi. Ogni punti di contributi vale 2 miliardi di euro. Un taglio generalizzato di quattro punti di contribuzione, peserebbe sulle casse dello Stato per 8 miliardi di euro circa. Uno sforzo probabilmente eccessivo per le finanze pubbliche, nonostante il buon andamento del Pil e le aperture dell'Ue sul deficit italiano.
 
Ultimo aggiornamento: 20:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA