Alitalia, vince il no: la compagnia è in vendita

Martedì 25 Aprile 2017 di Luca Cifoni
Alitalia, vince il no: la compagnia è in vendita


ROMA Personale di volo, piloti e assistenti, massicciamente schierati per il no, fino a raggiungere il 67%, a conclusione dello spoglio, nella tarda serata di ieri. A esprimersi per il sì soprattutto il personale di terra. I contrari sono stati 6.816, i favorevoli 3.206. Schede bianche 17, nulle 134. È l'esito della consultazione tra i lavoratori sull'ipotesi di accordo per il rilancio di Alitalia, sottoscritta dai sindacati confederali, Ugl e Anpac. Dunque una risposta negativa. Così, dopo 70 anni di attività, caratterizzati negli ultimi due decenni da una serie di salvataggi tentati e non riusciti, la compagnia di bandiera pare arrivata a fine corsa, a meno di clamorosi ripensamenti da parte del governo che alla vigilia aveva escluso soluzioni alternative al piano da due miliardi faticosamente messo a punto.

GLI ASSET
Dopo che i risultati saranno stati ufficializzati arriverà quindi un commissario straordinario con il compito di proseguire per il momento l'attività ma anche di vendere al miglior offerente i vari asset aziendali, dalle rotte agli aerei. Così in assenza di un acquirente interessato a rilevare l'intera società la prospettiva è quella di uno spezzatino a cui seguirebbero la liquidazione e gli ammortizzatori sociali per il personale non riassorbito.
Lo scrutinio si è svolto nel pomeriggio di ieri in un clima di tensione negli scali milanesi di Linate e Malpensa (c'era un piccolo seggio anche a Torino Caselle) e poi soprattutto a Roma Fiumicino, dove si concentra la maggior parte dei lavoratori. I no hanno stravinto tra il personale di volo, con 3.166 voti contrari e 304 favorevoli, ma hanno prevalso anche tra il personale di terra proprio a Fiumicino, con 648 contro 407 e in quello della cosiddetta pista, con 957 contro 577. A Malpensa 278 no e 39 sì, bocciatura a Linate (698 a 153) e dagli uffici della Magliana (amministrativi, call center, informatici, con 193 contrari e 39 favorevoli). I «sì» hanno prevalso tra amministrativi e personale non operativo (777 voti contro 443 no), nel reparto manutenzione (749 a 373) e nelle periferie (161 a 60).

LA PROPORZIONE
Era nota la posizione contraria degli addetti al volo. Quando sono iniziati ad arrivare anche i dati relativi ai dipendenti di terra, che pure pesano un po' di più sul totale del personale, è apparso abbastanza chiaro che tra loro il sì prevaleva, ma con una proporzione non sufficiente a ribaltare l'esito del referendum. Gli stessi sindacati firmatari dell'accordo, sconfessati dalla base, lasciavano intendere che l'esito sarebbe stato negativo rivolgendo una sorta di appello al governo a cercare «ogni soluzione possibile per evitare decisioni che sarebbero traumatiche e non più modificabili». Alla fine è stata superata la quota decisiva del 50 per cento, su 10.101 votanti (gli aventi diritto erano 11.600).

LE REAZIONI
Il conteggio delle schede è stato accompagnato da una certa prudenza nei commenti politici; con la vistosa eccezione del Movimento Cinque Stelle che con largo anticipo si è rallegrato della vittoria del no. «Il governo ha perso un altro referendum - hanno dichiarato i rappresentanti del movimento nelle commissioni parlamentari Trasporti e Attività produttive -, chiedendo l'individuazione di «un valido commissario che conosca a fondo l'azienda e che sappia ridarle lo slancio che merita costruendo sinergie con partner industriali competenti e affidabili». Per l'ingresso dello Stato nel capitale si è pronunciato Stefano Fassina di Sinistra italiana. Daniele Capezzone, deputato di Direzione Italia, si è espresso invece con chiarezza in senso opposto: «Basta soldi dei contribuenti italiani per Alitalia, basta salvataggi, basta sprechi, I contribuenti hanno già dato a sufficienza, ora la parola al mercato».

 

Ultimo aggiornamento: 14:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA