A un mese di distanza dal voto popolare che ha deciso
l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea il
caos regna sovrano. Appare ormai chiaro che i governanti
britannici, forse perché sicuri che prevalesse la
volontà di rimanere nell’Unione, non avevano alcuna
idea su come comportarsi in caso di vittoria degli
scissionisti.
Il Primo Ministro sconfitto ha di conseguenza subito dichiarato che i negoziati per regolare le conseguenze del referendum sarebbero iniziati solo a settembre, una volta nominato il suo successore. Poi Cameron si è pentito e ha subito rassegnato le dimissioni. Il suo successore, la Signora May, è entrata nell’esercizio della sua alta carica con la rapidità che il collaudato sistema politico britannico può permettersi in questi casi ma, con altrettanta rapidità, si è affrettata a smentire il suo predecessore, dichiarando che le trattative per regolare il divorzio con l’Unione Europea non sarebbero cominciate prima della fine dell’anno.
Dato che l’articolo 50 del trattato di Lisbona stabilisce che le pratiche per lo scioglimento del matrimonio possano durare almeno due anni, siamo di fronte ad un periodo di incertezza senza fine. Un periodo di vera incertezza anche perché è stato imbarcato nella squadra di governo (addirittura come ministro degli Esteri) Boris Johnson, cioè colui che ha capeggiato la battaglia contro l’Europa.
Ultimo aggiornamento: 09:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA Il Primo Ministro sconfitto ha di conseguenza subito dichiarato che i negoziati per regolare le conseguenze del referendum sarebbero iniziati solo a settembre, una volta nominato il suo successore. Poi Cameron si è pentito e ha subito rassegnato le dimissioni. Il suo successore, la Signora May, è entrata nell’esercizio della sua alta carica con la rapidità che il collaudato sistema politico britannico può permettersi in questi casi ma, con altrettanta rapidità, si è affrettata a smentire il suo predecessore, dichiarando che le trattative per regolare il divorzio con l’Unione Europea non sarebbero cominciate prima della fine dell’anno.
Dato che l’articolo 50 del trattato di Lisbona stabilisce che le pratiche per lo scioglimento del matrimonio possano durare almeno due anni, siamo di fronte ad un periodo di incertezza senza fine. Un periodo di vera incertezza anche perché è stato imbarcato nella squadra di governo (addirittura come ministro degli Esteri) Boris Johnson, cioè colui che ha capeggiato la battaglia contro l’Europa.