Premio Campiello, i giurati uniti sulla cinquina dei finalisti

Venerdì 26 Maggio 2017 di Federica Cappellato
Premio Campiello, i giurati uniti sulla cinquina dei finalisti
PADOVA - «Un termometro, vetrini da microscopio: il Premio Campiello di anno in anno intercetta l’evoluzione della patologia italica, tanto che i voti qui sono più chiarificatori di quelli parlamentari. Il romanzo sopravvive perché gratta il fondo della nostra anima disordinata: non ha più voglia di descrivere l’esistente, è piuttosto un modo per scappare dal tg». Le parole scritte per scacciare l’inquietudine: così la vede lo storico dell’arte Philippe Daverio, uno dei nomi di punta della Giuria dei Letterati, presieduta dall’attrice Ottavia Piccolo («in questo periodo ho rischiato il divorzio - confida - perchè ho impedito a mio marito di avvicinarsi per molto tempo, tanto avevo da leggere»), e composta da autorevoli personalità del mondo letterario ed accademico del calibro di Federico Bertoni, Chiara Fenoglio, Paola Italia, Luigi Matt, Ermanno Paccagnini, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Lorenzo Tomasin, Roberto Vecchioni, Emanuele Zinato.  Un lavoro mastodontico, il loro: leggere i 270 libri giunti alla segreteria del Campiello 2017, edizione numero 55, e votare la cinquina migliore.

Eccoli i finalisti del concorso di letteratura italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello - Confindustria Veneto, decretati ieri nell’aula Magna dell’Università di Padova. La finale se la contenderanno  Stefano Massini, schizzato subito in testa, passato al primo turno con 8 voti con “Qualcosa sui Lehman” (Mondadori), seguito a ruota da Mauro Covacich, 7 voti per la sua “La città interiore” (La nave di Teseo) a parimerito con Alessandra Sarchi, autrice de “La notte ha la mia voce” (Einaudi). Ci sono voluti un secondo e un terzo turno invece per incoronare Donatella Di Pietrantonio, 6 voti per la sua “L’Arminuta” (Einaudi), idem per Laura Pugno e “La ragazza selvaggia” (Marsilio). Fuori per un soffio, primo dei non eletti, l’avvocato veneziano, con studio legale a Padova, Giovanni Montanaro e il suo “Guardami negli occhi” (Feltrinelli). Vincitrice del Premio Campiello Opera Prima - riconoscimento attribuito dal 2004 a un autore al suo esordio letterario - è risultata Francesca Manfredi per il romanzo “Un buon posto dove stare” (La nave di Teseo).
Fin da subito i giurati si sono sintonizzati sulle medesime frequenze, regalando poche speranze agli esclusi. A consuntivo, gran peso hanno giocato l’impressione generale, la percezione, il sentire. «270 libri da leggere sono un’enormità, alla fine li si prende e li si annusa: il chè - ha argomentato realisticamente Daverio - punisce chi non sa usare bene l’introduzione». Il Campiello si conferma un «decisivo osservatorio sullo stato della nostra letteratura», per dirla con Zinato, e fa «da legante tra cultura e impresa tramite la letteratura - ha aggiunto Matteo Zoppas, presidente della Fondazione Campiello (Confindustria Veneto) -. Non c’è cultura senza impresa, non c’è impresa senza cultura. E gli imprenditori con la cultura pensano, creano e innovano». Del resto il Campiello ha contribuito a rivelare con trasparenza e autonomia autori e romanzi che hanno fatto la storia della narrativa italiana, da Levi a Soldati, da Sgorlon a Rigoni Stern. «Ho letto tanto, ho letto bene e mi sono divertita. Ora, dopo il consueto tour letterario, toccherà alla Giuria dei Trecento lettori giungere al verdetto finale. Perché il Campiello - ha tirato le somme la presidente Ottavia Piccolo - si distingue per essere un premio dal giudizio popolare». Il vincitore sarà proclamato sabato 9 settembre a Venezia sul palco del Teatro La Fenice.
Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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