Mika: «La mia pazza vacanza con la nonna a Positano»

Lunedì 15 Agosto 2016 di Andrea Spinelli
Mika: «La mia pazza vacanza con la nonna a Positano»
«La mia estate indimenticabile è stata probabilmente quella del 2013 quando, per festeggiare i trent’anni, decisi d’imbarcare tutta la mia famiglia in un gran tour del Sud della Francia e dell’Italia, con tappa finale a Positano». Il buon cuore libanese di Mika non mente. Nel segno dell’ultimo album «No place in heaven» Michael Holbrook Penniman jr, come si chiama all’anagrafe da trentadue anni, ha da poco terminato un clamoroso tour italiano all’insegna del tutto esaurito, ma i ricordi della bella stagione che per primi gli affollano la memoria sono quelli familiari.  «Affittai sette auto e ci caricai sedici parenti, due cani e tre tate; una solo per tenere a bada mia nonna, che è un personaggio abbastanza terribile. Facile immaginare il caos e i piccoli grandi disastri che combinammo durante il cammino, trasformando ogni Autogrill in una specie di divertentissimo caravanserraglio».

Ne ha fatti molti di road trip con nonne, zie e cugini?
«Sì e mi piacerebbe soprattutto ripetere quello che ci portò in Siria poco prima della guerra, partendo da Beirut alla volta di Baalbek, dove tenni lamia prima esibizione, e poi ancora Damasco, Aleppo, Homs».

Un luogo dei sogni devastato dall’odio.
«La Siria è una delle culle della civiltà e Aleppo con i suoi palazzi carichi di storia mi sembrava la città di Ali Babà; la mia gelateria preferita stava proprio nel cuore del mercato coperto, oggi ridotto ad un ammasso di polvere e sassi».

Qual è la città che porta nel cuore?
«La mia Beirut prima della guerra, quando era “il giardino del Medio Oriente”».

E oggi?
«Probabilmente Lisbona, perché Aleppo, che era la più bella città del mondo, oggi non esiste più».

D’estate si fanno le ore piccole.
«Ma io d’estate come d’inverno, preferisco il giorno. Perché si mangia meglio. Durante la notte soprattutto si beve, mentre la vita quotidiana è bella proprio perché esiste il cibo».

A cosa si deve questa sua passione per la tavola?
«Tra studi televisivi e palcoscenici, io vivo praticamente di notte. Così, quando riesco a lasciarmi finalmente una faticosa giornata lavorativa alle spalle, la mia più grossa frustrazione è quella di non riuscire a trovare in città un solo ristorante aperto e dovermi inevitabilmente accontentare dei panini negli Autogrill delle autostrade».

Il suo tempo libero d’estate lo passa facendo sport o rilassandosi?
«Un po’ l’uno e un po’ l’altro. Sono convinto, infatti, che nello sport ci possa essere molta meditazione».

Vale a dire?
«Da un anno ho preso a nuotare un’ora ogni mattina. In acqua sei solo con te stesso e con i tuoi pensieri; per questo penso che, oltre ad una buona capacità tonificante, il nuoto stimoli molto il pensiero». 

Solo bracciate nella sua giornata?
«Mi piace pure praticare l’arrampicata. Quelli di roccia, infatti, sono sport estremi in cui, se ti distrai, muori o ti fai molto male. Devi essere sempre concentrato e la cosa impone una seria disciplina mentale».

Guardando avanti, cosa vede nel suo futuro.
«Appartengo ad una generazione a cui la parola futuro provoca molta ansia, ma anche una certa eccitazione data dalla consapevolezza che le cose cambieranno. Magari in modo traumatico, ma cambieranno?»

Cosa le dà questa certezza?
«Quelli della mia età non hanno conosciuto il boom, ma piuttosto lo sboom, e non hanno grossi motivi per essere soddisfatti. Sanno di aver perso il treno e che non ne passeranno altri in futuro. Ma sanno pure che siamo alla fine del mondo così come l’abbiamo conosciuto finora e che siamo all’inizio di un grande cambiamento economico, sociale e culturale».

Questa per lei è un’estate di svago, ma pure di lavoro visto che, oltre al tour, sta pianificando pure le quattro puntate in prima serata che la vedranno impegnato su Rai2 in autunno.
«Uno show televisivo tutto mio è qualcosa che avevo da sempre nel parcheggio dei sogni. E gli undici concerti in giro per l’Italia (a cui se ne sono aggiunti altri diciotto in giro per l’Europa, ndr) mi sono stati d’ispirazione, perché voglio avere con la telecamera lo stesso approccio che ho col palco, anche se so benissimo che la tv non è un concerto: ma, se mi accollo la responsabilità di entrare nelle case di tutti, voglio essere me stesso al cento per cento».
Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 12:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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